Senatore Boccia, dopo la spaccatura in Europa il Pd è alla resa dei conti?
«Siamo un grande partito, la delegazione più numerosa nel Pse: di fronte alla crisi che sta investendo il mondo, dobbiamo fare delle scelte, il confronto è normale. La nostra forza è il pluralismo, tenere insieme diverse sensibilità politiche. A Strasburgo Nicola Zingaretti ha lavorato per una posizione comune, ma ci sono state valutazioni differenti sul voto finale e sul RearmEu, su cui manteniamo un giudizio negativo. Ora, dopo un necessario chiarimento, dobbiamo arrivare a una ricomposizione perché ci aspettano tanti passaggi cruciali».
La politica estera definisce l`identità di un partito, ma al vostro interno convivono idee opposte. Si può far finta di niente?
«Non sono opposte. Molte e trasversali sono le critiche al piano di riarmo e bene abbiamo fatto ad esigere e ottenere una serie di modifiche al testo della risoluzione. Il Pd è unito nel volere un`Europa che sia soggetto politico vero, con una politica estera e di difesa comune. Siamo con l`Ucraina aggredita da Putin. Abbiamo chiesto il riconoscimento dello Stato di Palestina, e potrei continuare. Tutte scelte chiare che indicano un profilo identitario costruito su impulso della segretaria, così come combattiamo il sovranismo e i dazi di Trump. Sui fondamenti siamo tutti d`accordo».
Quanto hanno pesato le obiezioni di Prodi e Gentiloni?
«Si tratta di opinioni di cui tutti teniamo conto. Ma siamo dinnanzi a cambiamenti enormi che richiedono uno sguardo diverso anche rispetto alle proposte della Commissione europea che negli ultimi 21 anni è stata sempre guidata dal Ppe. Oggi si può dire che quando i progressisti inseguono la destra e non fanno la sinistra perdono le elezioni? O dobbiamo continuare ad alimentare un modello che non ha funzionato? Se non ora, quando la facciamo l`Europa? Difendere acriticamente il RearmEu non significa volere la difesa comune, ma solo riarmare gli stati nazionali. Il nostro obiettivo è costruire un`alternativa alle destre nazionaliste che in Italia sono al governo ormai da metà legislatura».
Stefano Bonaccini, che è leader della minoranza e presidente del partito, votando in dissenso dalla segretaria ha rotto l`unità del Pd?
«È chiaro che il gruppo si è diviso creando un evidente problema politico. Non abbiamo intenzione di nascondere la polvere sotto il tappeto. Adesso auspico che tutti vogliano lavorare per ritrovare l`unità: il nostro obiettivo è lottare contro la destra, quella sì spaccata. È il governo che ha la responsabilità della politica estera del Paese. Certo, l`opposizione deve avere una linea limpida, ma martedì in Parlamento si voterà la risoluzione della maggioranza che faticherà a mettere insieme FdI, Lega e FI: tre partiti con tre posizioni diverse».
E il Pd? Farà il bis di Strasburgo?
«Ripeto, è la destra ad essersi frantumata in Europa. E Giorgia Meloni deve dirci se vuole essere la più fedele suddita di Trump che mette i dazi sui nostri prodotti – FdI sulla risoluzione pro-Ucraina si è astenuto perché il testo era troppo anti-Donald – o protagonista della costruzione europea. Deve dirci se sta con il sovranismo Usa e con Putin, sostenuto dal suo alleato Salvini. Per quanto ci riguarda, presenteremo una nostra mozione su cui tutto il Pd si ritroverà».
Anche Schlein invoca un chiarimento politico. Farete un congresso o cos`altro?
«Il nostro partito ha regole molto serie. Il chiarimento politico ci sarà. Spetta alla segretaria e agli organismi democratici decidere come affrontare la discussione. Se staremo sul merito, sono convinto che ne usciremo più forti e uniti».