“Anche oggi in Aula, nel corso del question time, il ministro Pichetto Fratin non si è assunto alcuna responsabilità sull’ex Ilva e non ha risposto alle domande che gli abbiamo posto e che stanno rivolgendo al governo da settimane i media, come la Gazzetta del Mezzogiorno, sul futuro dello stabilimento, dal quale, non solo in Puglia, dipendono migliaia di lavoratrici e lavoratori e di imprese dell’indotto. Cosa è accaduto davvero dopo l’incidente del 7 maggio? Cosa intende fare il governo qualora Baku Still Company recedesse dagli impegni assunti? Il governo pensa di poter nazionalizzare questa azienda, che rimane un punto di riferimento produttivo sostanziale per il Mezzogiorno e non solo? Sono tutte domande rimaste anche oggi senza risposta e ciò è inaccettabile”. Lo dice il senatore Francesco Boccia, presidente del gruppo del Pd, che oggi è intervenuto al question time nell’Aula del Senato.
“La solidarietà del gruppo del Pd al Senato – ha sottolineato Boccia – va alle lavoratrici e ai lavoratori dell’ex Ilva e delle imprese dell’indotto che si ritrovano ancora una volta di fronte a un burrone. Al ministro abbiamo chiesto se intenda rendere note le prescrizioni per il rinnovo dell’Aia, attualmente in corso, perché l’Autorizzazione integrata ambientale non preveda impegni perentori di riconversione degli impianti produttivi e se sia necessario riavviare le procedure dopo l’incendio del 7 maggio scorso. Anche oggi il ministro Pichetto ha girato intorno ai problemi, senza neanche chiarire che il differimento della Conferenza dei servizi, spostata dal 5 al 13 e poi al 21 maggio, è stato chiesto dal governo. La riconversione degli impianti, così come la decarbonizzazione, sono parole sparite dal lessico del ministro dell’Ambiente. Ma la domanda principale riguarda gli azeri. Se la contrazione dell’acquisto del gas azero a causa della decisione dell’Italia di spostarsi sul mercato americano dovesse, come pensiamo, pesare negativamente sulle scelte di Baku Still company rispetto all’ex Ilva, cosa farebbe il governo Meloni? Non è dato saperlo. Noi continueremo a fare pressioni in tutte le sedi per chiarire il destino dell’ex Ilva, ancora fondamentale per migliaia di lavoratrici e lavoratori, per le loro famiglie, per le aziende e tutti i lavoratori dell’indotto”.