C`è Elly Schlein, segretaria Pd, che dice “siamo qui per restare” e cita Diodato (“fare rumore”, ha detto in direzione, per accompagnare il lancio dell`estate militante, e parlare di “ciò che ci fa bene” invece di chiudersi “in un silenzio innaturale”). E ci sono i critici interni ed esterni di Elly Schlein, tra i moderati di centrosinistra, che avvertono: attenta a non regalare alla destra battaglie fondamentali, dalla crescita alla giustizia (i sindaci pd hanno salutato con favore l`intervento di Carlo Nordio sull`abuso d`ufficio), e attenta alle ambiguità su Ucraina, M5s (no rincorse) e diritti (non inasprire su temi divisivi). Road map schleiniana per un Pd movimentista alla mano, si è consapevoli delle conseguenze, per esempio riguardo a un futuribile gonfiarsi di un centro moderato? Il capogruppo dem al Senato ed ex ministro Francesco Boccia non ha dubbi: la strada è quella giusta, le Europee sono il primo obiettivo “e non c`è tutta questa fretta di fare la contabilità dei futuri alleati”. “Le critiche nei confronti della segreteria pd”, dice Boccia al Foglio, “partono dal punto di vista sbagliato: si tende a guardare la società di oggi con gli occhi di ieri, si ragiona in termini di consenso alla persona e non di consenso legato a un senso di appartenenza che si sviluppi attorno a valori condivisi e non attorno a leader solitari condivisi”. La sensazione, dall`esterno, è però quella della fatica dem di ritrovarsi attorno allo stesso tavolo.
Boccia insiste: “Se si sottolinea quello che ci divide, invece delle 4850 cose che ci uniscono, è facile cadere in un giochetto che impedisce di vivere la nuova stagione politica. Bene fa Schlein a fare come fa, in vista delle Europee. O si preferisce che il Pd sia quello di gennaio – che i sondaggi davano al quattordici per cento – rispetto a quello di oggi, dato sopra al venti e orgoglioso di essere un partito che non ha proprietari e al cui interno è aperto il dibattito? Il trend è cambiato in nostro favore, anche se è un equilibrio di porcellana. Dico ai liberali (uso solo questo termine perché anche io mi sento progressista e riformista): siamo di fronte al governo più a destra della nostra storia repubblicana, fatto da forze politiche che in Europa siedono in tre raggruppamenti contrapposti, alcuni dei quali con venature antieuropeiste e nazionaliste e atteggiamenti discriminatori sui diritti. La sinistra ha il compito di parlare chiaro, non edulcorando il linguaggio”. Linguaggio (di Schlein) che spesso non è piaciuto proprio ai riformisti liberali. “Ricordo che il Terzo Polo, nel frattempo diventato mezzo polo, all`inizio dell`anno cercava di indebolirci, mentre i Cinque stelle cercavano di superarci. Ora noi possiamo porci come forza trainante del campo progressista, magnete per movimenti civici e partiti che vogliano costruire un`alternativa a questa destra”. E se il magnete, attirando gli uni, spinge gli altri al centro? “Su alcuni valori condivisi possiamo condividere un percorso, lo facciamo già. C`è il tema del lavoro e della precarietà: noi diciamo no a un sistema di voucher che di fatto sdogana il lavoro a cottimo, e molti la pensano come noi. Anche su diseguaglianze, Pnrr e cambiamento climatico il fronte da costruire può essere ampio, ma non dobbiamo farlo domattina. Ci sarà tempo fino alle elezioni del 2027”. Intanto c`è però chi, su crescita, giustizia e rapporto con il M5s non vuole aspettare domattina, onde evitare lo schiacciamento su Conte. “Sull`abuso d`ufficio noi ragioniamo, non da oggi, su una sua limitazione. Abbiamo il diritto di discuterne, credo. Schiacciati su Conte? Non mi pare. C`è un confronto permanente”. Con Matteo Renzi invece è conventio ad excludendum? “Nessuna preclusione, ma certo non siamo noi ad esserci alleati con la destra sul candidato alle regionali in Molise. Detto questo, in Parlamento la convergenza c`è, su alcune battaglie, con chi ci sta. E ieri, sul dl lavoro, la maggioranza è andata sotto in commissione Bilancio e ha accettato le condizioni dell`opposizione unita. E` la dimostrazione che, quando si è uniti, anche questa maggioranza – che ha i numeri, ma è di cartapesta sui valori può andare in crisi. E bene fa Elly a valorizzare un Pd che deve stare nelle strade, tra la gente, e portare le battaglie nelle piazze e in Parlamento”.


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