«Elly rappresenta la speranza di un cambiamento epocale che la sinistra aspetta da tempo, è quello che Time definì il colpo di rasoio che separa il passato dal futuro: era riferito al `68 ma oggi è più attuale che mai». Francesco Boccia ha appena accettato di coordinare la mozione Schlein e non ha dubbi: «Con lei alla guida del Pd torneremo a essere il primo partito dei progressisti e, ricucendo con il M5S, riusciremo a battere le destre».

Come? Partendo dall`abiura dell`esperienza Draghi. Scusi, lei viene dalla Margherita e nel 2005 si candidò contro Vendola in Puglia, che c`entra con la sinistra?

«Sono uno che ha sempre creduto nel percorso unitario dell`Ulivo, convinto che avremmo voltato pagina solo mettendo insieme i tanti pezzi della sinistra. Già nel 2013, dopo il governo Monti – che è stato il primo grande fallimento del Pd, all`origine del boom dei Cinquestelle – proposi di allearci con i grillini. Cosa che mi costò improperi per anni».

La prende alla lontana, non sarà che, a differenza di Bonaccini, Schlein garantisce l`asse con i 55?

«Fuori dal perimetro del centrosinistra, in cui il Movimento di Conte è ormai collocato, c`è solo la destra. È un dato con cui fare i conti. D`altra parte, il progetto originario dell`Ulivo è stato tradito dal rapporto malato con il potere che, in nome della responsabilità, ci ha portati a fare governi “spuri” per i quali abbiamo pagato prezzi molto alti. E allora se l`esecutivo Monti, chiesto da Napolitano, fu l`inizio della fine per le modalità con cui ci arrivammo, quello delle larghe intese di Letta, Renzi e Gentiloni con pezzi di FI segnarono il distacco tra le masse popolari e il Pd, che si è pian piano trasformato nel partito delle élite. Il M55 nasce e si evolve per le nostre gravi assenze su temi come il lavoro, le periferie, le diseguaglianze, i beni comuni. Elly li rimette al centro, insieme al no all`autonomia regionale della Lega che spacca il Paese».

Lo scenario che disegna c`è già stato, il Conte 2, ma non è durato.

«Perché anche fra di noi c`era chi non ci credeva. Io invece penso che sia stato il governo più meridionalista e più di centrosinistra degli ultimi 20 anni: grazie a Zingaretti e a quella alleanza nacque la Commissione von der Leyen. Non a caso Renzi l`ha fatto saltare. La verità è che sostenere Draghi insieme alla destra è stato un errore fatale. Ha rivinto la logica del potere, anziché le ragioni della sinistra».

Rivendicato anche in campagna elettorale però.

«È la ragione della sconfitta. Draghi resta un eccellente banchiere, ma la connessione sentimentale con il popolo è un`altra roba».

M55 ha fatto bene a buttarlo giù?

«No. Bisognava completare la legge di bilancio, non avremmo questa manovra regressiva che punisce i giovani e premia gli evasori. Dopo di che bisognava andare uniti al voto: se fosse successo, Meloni non sarebbe a Palazzo Chigi. Una scelta presa dall`intero gruppo dirigente del Pd».

Lei compreso.

«Sono stato travolto dalla sicumera di chi diceva che il Paese si sarebbe indignato per la caduta di Draghi».

Intanto Conte ha lanciato un`Opa sul Pd e chiede chiarezza sul Qatargate. Specula sui vostri guai?

«Dinanzi a un tradimento delle istituzioni tanto ripugnante non credo esista un solo militante o elettore di sinistra che non pretenda chiarezza, giudicando indecente la pratica con cui alcuni Stati canaglia “affittano” personalità politiche, anche per qualche convegno, per ripulire la loro immagine. Perciò dico a Giuseppe: facciamola insieme la battaglia sulla questione morale, ma evitiamo di dare pagelle. Non è così che ci si erige a salvatori dell`etica».

I sondaggi sono dalla sua, sicuro che abbia voglia di ricucire?

«Dopo il congresso noi ridiventeremo il primo partito e siccome vogliamo battere Meloni torneremo ad allearci. Schlein ha le carte in regola per guidare questo processo. L`impegno di tanti che hanno un percorso diverso dal suo può rassicurare chi guarda al Pd ma fatica a fidarsi».

E con il Terzo polo che si fa?

«Io credo che sia obbligatorio unire le forze. Calenda e Renzi devono decidere se sono interlocutori della destra o del centrosinistra. Nei territori le alleanze larghe si fanno dal 2020, abbiamo vinto ovunque».

Conte tornerà a essere il riferimento forte dei progressisti?

«No, sarà il Pd capitanato da Schlein, un partito nuovo, con una classe dirigente giovane e radici salde perché noi portiamo in dote le grandi eredità politiche della Repubblica. Da quando Elly si è candidata stanno tornando in tanti, specie i ragazzi. Bisogna avere più coraggio. Nella fase forse più drammatica per la vita del Pd, tutti dovrebbero schierarsi».


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