Onorevole Boccia, il ddl Calderoli non sarà ritirato come chiesto dalle Regioni del Sud ma procederà di pari passo con il presidenzialismo. Che ne pensa?

«Che adesso la maggioranza cerca di coprire un disaccordo che non riguarda solo il tema dell`autonomia rafforzata delle Regioni -risponde Francesco Boccia, senatore Pd e già ministro per gli Affari regionali -. La verità è che la premier in difficoltà per l`accelerazione della Lega ha chiesto di allineare l`Autonomia al Presidenzialismo: che però, di fatto, significa metterla su un altro binario considerati i tempi di una riforma costituzionale così controversa».

Il Pd si è ricompattato su questo fronte? 

È così. La riunione di coordinamento politico sull`autonomia fatta al Senato l`altra sera, prima della Conferenza delle Regioni, ha ricompattato tutto il Partito. Già Bonaccini e Giani avevano fatto passi in avanti importanti chiarendo che non c`era un Nord compatto, come riteneva Calderoli, sulla folle idea di utilizzare il criterio della spesa storica per partire con le intese. Poi la richiesta netta di De Luca, Emiliano e della stessa Regione Lazio ha completato il quadro. E guardi, il testo del Disegno di legge c`era davvero, altro che bozza. Ma la vera novità sono stati i silenzi dei governatori di centrodestra delle Regioni meridionali: un dato politico importante e inatteso che non può passare inosservato. Nessuno di loro ha sostenuto Calderoli».

Da dove nasce l`accelerazione della Lega?

<Secondo me dalla campagna elettorale in Lombardia. Calderoli i è tornato a fare il “lumbard” magari con la consapevolezza che non se ne farà poi nulla della Riforma. Del resto, la Lega che negli ultimi anni aveva indossato i panni della destra ultranazionalista e non parlava più di autonomia e federalismo come in passato, ha ripreso ora il dossier in mano dopo avere perso quasi tutti i suoi consensi al Sud. Ma lo ha fatto in modo scomposto e senza fare i conti con il Sud che in questi stessi anni ha dimostrato di avere studiato molto più e meglio la materia rispetto al Nord. Il processo di maturazione è evidente».

Il disegno di legge resta sul tappeto…

«In realtà lo stesso Calderoli lo ha derubricato da bozza a ipotesi di lavoro, di fatto è come se fosse stato ritirato. Ma non poteva che essere così: due anni fa avevamo fatto un lavoro all`insegna dell`unità colmando le divisioni che invece puntualmente sono ritornate nei Ddl leghista. Un lavoro faticoso con un costante confronto con tutti gli interlocutori interessati, al Nord e al Sud, dalle Regioni alle Città metropolitane: era stato ripristinato il fondo di Perequazione infrastrutturale
per il mezzogiorno agganciato all`autonomia che poi, sbagliando, il governo Draghi con le ministre Gelmini e Carfagna aveva ritenuto di eliminare dall`aggancio al ddl della legge quadro per spostarlo nelle risorse del ministero del Sud. Ovviamente, la perequazione non è mai partita. Calderoli purtroppo con questa prima mossa ha rotto l`unità faticosamente ricercata nel 2020 e ha sfasciato tutto con la delicatezza di un elefante in una cristalleria».

Siamo su un binario morto?

«Se l`approccio non cambia si va allo schianto. Se invece si prende atto della frenata e del fatto che la sogna ripartire rigorosamente dai Lep, portando il provvedimento in Parlamento e definendo le quote relative a ogni diritto che equivale a servizi specifici alla persona (risorse che vanno assicurate ai territori e il Sud, così come tutte le aree interne, ha solo risorse da ricevere), quando ci sarà questo conto che solo il Parlamento può determinare, allora sì che se ne può discutere. Nessuno dice di no al decentramento di funzioni alle Regioni, soprattutto in termini di competenza amministrativa. Anzi, le regioni guidate dal Pd a partire proprio da Puglia e Campania hanno sempre detto di essere pronte a maggiori responsabilità amministrative da condividere con i sindaci. È folle che il dragaggio del porto di Napoli debba essere deciso a Roma, così come molte autorizzazioni connesse ai beni culturali o a una serie di materie  che vanno dalla promozione del territorio alle semplificazioni per le imprese. Ma niente scherzi sulla sostanza connessa ai diritti: trasporti. sanità, scuola e assistenza non si toccano e prima si riducono le diseguaglianze».

Pensa che la premier possa incidere su questo tema che storicamente non l`ha mai appassionata fino in Fondo?

»Meloni conosce la delicatezza del dossier e sa bene che si tratta di un nervo scoperto al Sud come nelle aree più in difficoltà del Nord. Perché poi c`è sempre qualcuno più autonomista di chi soffia sul fuoco dell`autonomia se è solo per soldi. Sa perché a Belluno vogliono andar via dal Veneto? Perché si sentono poco considerati e contestano il centralismo regionale. Noi di sicuro non siamo per remare contro ma siamo per attuare tutta la Costituzione. E la legge quadro serve a fissare queste regole condivise. Se il Parlamento definisce i Livelli essenziali delle prestazioni in tutta Italia, allora lavoreremo conne è giusto che sia insieme. E anche la Lega finirà per scoprire che c`è un conto da pagare non solo, in gran parte, al Mezzogiorno ma anche alle aree interne e alle aree di montagna del Nord. Non permetteremo di cristallizzare le disuguaglianze: di sicuro non consentiremo in alcun modo la regionalizzazione della scuola che il governatore Fontana continua a chiedere e che gli stessi lombardi non vogliono. Questa impostazione determinerebbe un conflitto totale e noi impediremo con tutte le nostre forze di spaccare l`Italia in due»


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