“Noi abbiamo votato contro il decreto Cutro. Decreto che impropriamente preso il nome dal paese in cui
si e’ realizzata una delle piu’ grandi tragedie della nostra
storia contemporanea e su cui, dal punto di vista politico e’
successo un fatto abbastanza rilevante ieri: il fatto che la
Lega e’ stata obbligata a una retromarcia, attraverso
l’iniziativa di Giorgia Meloni sostanzialmente, sul tema della
protezione speciale”. Lo dice il sentaore del Pd, Enrico Borghi,
a Fuori Campo, su Sky Tg24. “Dopo settimane e settimane di
racconto mediatico che la protezione speciale veniva smantellata
perche’ questo era il modo di picchiare i pugni sul tavoo, si e’
tornati indietro perche’ semplicemente ci sono convenzioni
internazionali da rispettare. Insomma, dopo la minaccia di
andare a prendere gli scafisti in tutto il globo terracqueo che
ha prodotto l’effetto dell’aumento delle partenze verso le
nostre coste, abbiamo avuto un’altra retromarcia. Insomma, la
dimostrazione che con gli slogan e l’ideologia i problemmi
complessi non si possono affrontare ne’ tantomeno risolvere”,
conclude Borghi.
“Il dramma è che abbiamo nel cassetto 200 miliardi di Pnrr e il governo non ci ha detto cosa intende fare. Il tema della mobilità e della transizione dalla gomma al ferro è uno dei temi fondametali, insieme a un codice degli appalti che funzioni”.
L’avvento di Elly Schlein “ha avuto
un effetto sicuramente corroborante. Il fenomeno politico del
momento credo sia costituito dal fatto che è in atto una
rivisitazione dei rapporti di forza in particolare sul centro
dello schieramento. Meloni sta tentando, complice la crisi di FI
e le vicende del Terzo Polo, di occupare quello spazio. Il Pd
farebbe un errore a profilarsi da un punto di vista identitario
solo in un racconto di una sinistra tradizionale o innovativa,
che parla solo a un pezzo del Paese perchè rischierebbe di
consegnare alla Meloni un pezzo di Paese che richiede invece
risposte”.
“Il M5s deve decidere che cosa vuol fare da grande. Ho trovato abbastanza censurabile il fatto che
all’indomani dell’importantissima visita del presidente della
Repubblica a Varsavia e ad Aushwitz si siano verificati due
fatti. Il primo, l’incredibile dichiarazione del ministro
Lollobrigida sulla sostituzione etnica. Tutti i giornali del
mondo hanno aperto su questa vicenda”. Lo dice il senatore del
Pd, Enrico Borghi, a Fuori Campo, su Sky Tg24. “Ma il fatto che
il presidente Conte, il giorno dopo che il nostro presidente
della Repubblica a Varsavia ha dichiarato che sosterremo
l’Ucraina fino in fondo, senza ambiguita’ e senza tentennamenti,
dica che bisogna smetterla con l’invio delle armi all’Ucraina,
che per sillogismo significa consentire alla Russia di vincere
questa guerra, io la considero una vicenda che non puo’ essere
messa ne’ tra parentesi ne’ sotto silenzio. Perche’ le vicende
di politica internazionale e di politica estera sono la cartina
al tornasole della credibilita’ di una classe dirigente e non
possono essere buttate nella fornace della politica
politicante”, aggiunge Borghi.


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