“Grazie al Pd, all’azione parlamentare che abbiamo esercitato in Commissione, unici tra le opposizioni, è stato riportato il tema di oggi nei giusti luoghi e sui binari corretti, con una discussione politica, l’assunzione della responsabilità da parte del governo e un voto del Parlamento. Stiamo infatti discutendo del cuore della vicenda storica che siamo chiamati a vivere, dopo 77 anni in cui mai si era voluto legittimare un principio che pensavamo bandito dalla storia e cioè che la violenza, la prepotenza e la guerra fossero uno strumento di determinazione delle questioni internazionali. Il 24 febbraio Putin ci ha voluto riportare lì, alla guerra come regola del mondo. Ma se la guerra è la fine della pace è anche la fine della libertà, che esiste solo nella pace e solo con la pace”. Lo ha detto in dichiarazione di voto in Aula il senatore del Pd Enrico Borghi. “La domanda che dobbiamo porci oggi – ha proseguito Borghi – è se sia cessato il diritto del popolo ucraino di difendere la propria libertà, indipendenza e sovranità. Su questo siamo chiamati a votare. La situazione è infatti tale per cui Mosca non può imporre a Kiev le sue condizioni negoziali. La riduzione del supporto occidentale alla resistenza ucraina farebbe pendere bilancia verso Mosca: è quello che vogliamo? Lo status quo può essere invece modificato grazie ad una forte ripresa diplomatica, come è accaduto al G20 di Bali. Dobbiamo lavorare in questo senso. Noi siamo quelli dell’etica della volontà. Per cambiare il mondo bisogna esserci, non guardare le ingiustizie dalla finestra, ma sporcarsi le mani con il fango della storia. Questa è la responsabilità che proclamiamo oggi”.