“Fa ancora più impressione, all’indomani della kermesse pentastellata nella quale Grillo ha annunciato il ritorno del movimento sotto la propria monarchia assoluta, l’appello “accorato” con il quale il gruppo di vertice dell’associazione “Libertà Uguale” affidava ai cinque stelle la “salvezza della democrazia italiana” dai rischi autoritari rappresentati dalla riforma costituzionale e dall’italicum”.
Era giugno, i grillini avevano appena vinto a Roma e Torino e a personaggi del calibro di Zagrebelsky apparve probabilmente un’imperdibile occasione quella di mettere nelle mani dei nuovi padroni d’Italia nientepopodimeno che le “sorti della democrazia”. Colpiva, già allora, la totale indifferenza di quel gruppo di autorevoli studiosi verso la natura palesemente antidemocratica di quel movimento.
Un movimento fondato sulla dittatura di fatto dei due fondatori, che ha conosciuto ad oggi una sola successione al vertice: per via ereditaria. Un movimento dal quale si viene espulsi non solo e non tanto per divergenze di idee (e già sarebbe grave) ma anche e soprattutto per mancata subordinazione al capo. Il quale decide secondo il proprio insindacabile arbitrio: che ciò che vale per Pizzarotti non vale per Raggi. E viceversa e così via.
Sfuggiva e sfugge a quegli autorevoli studiosi, nell’affanno di difendere la Costituzione da quella che alcuni di loro chiamano “schiforma”, che proprio la Carta affida ai partiti un ruolo fondamentale nell’articolazione della vita democratica, il che presuppone che in primo luogo nei partiti valgano le regole del pluralismo, della democratica selezione dei gruppi dirigenti, della tolleranza del dissenso.
Evidentemente, in quell’appello di giugno affidato alle pagine di “Repubblica” l’urgenza della polemica politica e della propaganda ha prevalso sulla riflessione, che pure dovrebbe essere prerogativa di chi esercita una funzione intellettuale.
Riletto ora, dopo che Grillo si è riposta in capo la corona regale, proclamando “le mouvement c’est moi”, quell’inchino premuroso e umile risulta addirittura grottesco. E fa perdere ogni credibilità alle ragioni dichiarate da chi lo ha fatto”


Ne Parlano