Una partecipazione straordinaria che costringe tutti a riflettere su ciò che rappresenta e significa. Ha influito certamente il fattore della commozione e del dolore per il femminicidio di Giulia Cecchettin. Ma sarebbe fuorviante leggerla solo nell`ottica dell`emozione di un momento. La forte mobilitazione che c`è stata è un segnale: i cittadini e le cittadine sono spesso più avanti della politica, hanno chiesto di reagire”. Susanna Camusso, ex segretaria nazionale della Cgil, oggi responsabile delle politiche di genere del sindacato e senatrice del Pd, ha partecipato a Milano, sabato, alla manifestazione contro la violenza di genere.
Una delle tante che si sono svolte nelle città italiane, a partire da Roma, dove sono scese in piazza 500 mila persone.
Senatrice Camusso, questa grande mobilitazione avrà uno sbocco politico?
Deve averlo. Anche se le prime dichiarazioni arrivate dalla ministra per la Famiglia e le pari opportunità Eugenia Roccella non vanno in questa direzione. Roccella ha parlato di un`occasione sprecata. Qualunque cosa si pensi di manifestazioni come quelle di sabato, fare una speculazione ideologica è un modo per svilire la reazione delle migliaia di persone che vi hanno partecipato. È un modo per parlare d`altro. Perché un esponente del governo invece di accusare di ideologismo una grande mobilitazione dovrebbe preoccuparsi invece di rispondere a ciò che hanno chiesto i manifestanti. Abbiamo il dovere di guardare a quelle tante piazze di sabato scorso per cominciare a fare prevenzione. Dobbiamo decostruire la società patriarcale. Partendo anche dall`educazione sessuale e affettiva nelle scuole. Ma con con il piano del ministro all`Istruzione Giuseppe Valditara, piano che è un altro modo di parlare d`altro.
Il piano di Valditara non la convince?
La risposta deve essere nell`ordinamento curriculare, non su base volontaria e rivolta solo alle scuole superiori. È necessario partire dai primi gradini della formazione, dalle scuole materne o almeno da quelle primarie. E abbiamo bisogno di un sistema strutturato di insegnamento, tenendo in grande considerazione l`esperienza dei tanti centri antiviolenza presenti nel Paese, che possono essere coinvolti nella formazione dei docenti.
Ma lei è ottimista?
Sarà una grande fatica. Io ho in mente l`obiettivo: e non rispondiamo alle tante e ai tanti che hanno manifestato se questo obiettivo non lo manteniamo davanti a noi. È un grande dovere politico. Dobbiamo pensare all`educazione all`affettività, alla formazione degli operatori di polizia, all`attenzione al linguaggio, che è rilevante.
Le femministe non gradivano esponenti politici alle manifestazioni di sabato.
Il punto di partenza della loro critica è che fanno passerella. Poi credo che ci siano elementi di sfiducia nei confronti della politica. Del resto la consapevolezza della violenza di genere non è certo acquisita da parte di tutti.
A chi pensa?
Ci sono gruppi parlamentari – e mi riferisco alle opposizioni – che si stanno battendo con grande impegno. A questi fanno da contraltare altri dove si avverte una grande fatica, che è poi la fatica degli uomini a mettersi in discussione. Nelle opposizioni vedo un cambiamento effettivo e non solo parole di circostanza. E questo lo considero un fatto straordinario.
Però abbiamo una premier donna, la prima nella storia del Paese.
Simone de Beauvoir diceva che donne si diventa. I processi di presa di coscienza non sono automatici. Essere donna e avere un ruolo di potere non è sufficiente se non comporta la realizzazione di politiche che contribuiscono ad abbattere il tetto di cristallo per altre donne, se poi per altro ti rivolgi a loro considerandole solo in quanto madri, senza parlare delle loro libertà. Non posso dimenticare che Lega e Fratelli d`Italia si sono astenuti all`Europarlamento sul voto per l`adesione dell`Unione europea sulla convenzione di Istanbul contro la violenza di genere. Un fatto simbolico. Ciò che manca è la consapevolezza del fatto che la società è costruita sulla divisione dei ruoli e che questo modello va rovesciato.


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