“Non riesco togliermi di dosso l’impressione che di fronte al misurarsi con una strage sul lavoro, e non è la prima volta che accade in quest’aula in questa legislatura come negli anni passati, tendiamo a versare lacrime di coccodrillo, perché poi alcuni giorni dopo la cosa cade nel dimenticatoio e si aspetta il successivo avvenimento. Io credo che davvero l’impegno che potremmo pretendere, essendo noi un’aula legislativa, è quello di provare a decidere insieme alcune cose essenziali, che escono dalla retorica che troppo spesso ha caratterizzato questa discussione”. Lo ha detto la senatrice del Pd Susanna Camusso, componente della commissione Affari sociali lavoro sanità. “Si può pretendere – ha continuato Camusso – che non si muoia sul lavoro, che i 1000 morti all’anno per incidenti sul lavoro, una soglia da cui non si riesce a scendere, diventino invece progressivamente sempre meno. Il caso di Firenze, che non è molto diverso da quello di Brandizzo, ci dice cose precise. In questo paese mancano i controlli: bisogna assumere ispettori e farli lavorare e non con preavvisi e annunci. E non è sempre vero che l’incentivo è meglio della sanzione, a volte ci vuole la sanzione. La seconda cosa su cui ragionare è la responsabilità dei committenti, che nel sistema pubblico c’è e che non si capisce perché nel sistema privato non possa essere uguale. Serve una norma che imponga a chi dà degli appalti non solo di verificare la regolarità delle retribuzioni e dei contributi, ma anche l’applicazione del corretto contratto e delle norme sulla sicurezza sul lavoro. Usare un contratto che non è quello giusto innanzitutto mette a rischio la sicurezza di quei lavoratori e li espone a dei pericoli. Non servono grandi leggi, dobbiamo impegnarci su questi due punti perché tutti hanno il diritto di tornare a casa dal lavoro”.


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