Presidente Casini, che tipo di conoscenza ha avuto con Ratzinger?

«Non ho certo avuto il rapporto che con lui intratteneva il mio collega presidente del Senato, Marcello Pera, il quale con Ratzinger ha scritto a quattro mani alcuni testi. Ma fin dai tempi di Giovanni Paolo II, ho avuto modo dì conoscere quest`uomo raffinato, intelligentissimo e allo stesso tempo umile e modesto. Fra una persona di grande ironia. Spesso la sua discrezione e timidezza potevano farlo sembrare freddo. Ma era l`opposto. Vorrei aggiungere che l` incidenza di Ratzinger nella vita della Chiesa è stata inversamente proporzionale alla brevità del suo papato».

Cioè?

«Fin dal Concilio Vaticano II è stato presente come figura di rilievo. Ma soprattutto è stato l’architrave teologico del pontificato di Giovanni Paolo II per 20 anni, La Congregazione della dottrina delle fede è stata retta da lui per lungo tempo, dal 1981. Poi il pontificato per 8 anni. Infine questi 10 anni di ritiro spirituale e di presenza discretissima all`ombra di Francesco che hanno inciso più di ciò che sembra. Insomma, pontificato breve ma un`incidenza per più di 40 anni».

Qual è stato il suo rapporto con Roma?

«E stato speciale proprio perché in questa città ha abitato a lungo prima di fare il Papa. Wojtyla e Bergoglio conoscevano bene Roma ma non avevano mai vissuto la città come è stato per Ratzinger».

E con quali politici interloquiva?

«Aveva un grande rapporto con Cossiga. E anche con Andreotti e con Rutelli. E poi, in particolare durante gli anni del suo pontificato, aveva stretto relazioni intense, che andavano anche oltre il dialogo istituzionale, con Ciampi e con Napolitano. Non è stato solo un Papa tedesco, ma una personalità intimamente legata all`Italia e alla Capitale. Basti pensare alle sue passeggiate a Borgo Pio».

Ma era davvero un super conservatore?

«Questa la rappresentazione che si è fatta di lui. Ma Ratzinger ha compiuto il gesto più rivoluzionario che si ricordi negli ultimi secoli della storia della Chiesa. Questo significa che la cosa più sbagliata è classificare i papi secondo schemi politicisti: destra, sinistra, reazionari, progressisti…Sono sciocchezze!».

Le dimissioni un atto di umiltà?

«Il dato oggettivo è che sono state una cosa inedita o quasi. Il “grande conservatore” fa il gesto più innovatore possibile. Poi ci sono i fattori soggettivi. Che possono essere la debolezza delle sue forze per affrontare l`enorme opera di pulizia e dì bonifica della Chiesa. Lui stesso aveva denunciato questo problema nell`ultimo Concistoro, otto anni prima di diventare Papa».

Ma è stato molto criticato per il governo della Chiesa.

«Guardi, il governo della Chiesa è una cosa così complessa che chi è senza peccato scagli la prima pietra. E questo vale anche per i papi».

Quali i dossier su cui ha lavorato meglio?

<Dopo i malintesi suscitati dal discorso di Ratisbona, uno dei temi su cui si è riconosciuta maggiore efficacia al suo pontificato è stato il dialogo inter-religioso. Prima di tutto il dialogo con la Chiesa ortodossa per recuperare, nelle forme possibili, un`unità nel popolo cristiano. E poi, il rapporto con l`islam e con il mondo ebraico. Il Patriarca latino, padre Pizzaballa. mi ha recentemente ricordato quanto ci fosse un apprezzamento radicato per Benedetto tra gli isIamici, gl ebrei e in tutte le comunità».

Benedetto e Francesco, sono apparsi molto distanti tra loro.

«Lei ha usato l`espressione giusta: sono apparsi. Ma non sempre ciò che appare è. C`è stata una continuità teologica e spirituale. Non vedo, sui temi eticamente sensibili, una divaricazione tra due. Né la vedo sulle grandi questioni che affliggono l`umanità, come la guerra e la pace. La rappresentazione estetica è diversissima e forse anche la sensibilità di questi due papi. Stiamo parlando di un tedesco bavarese e di un gesuita sudamericano, che ovviamente hanno alle loro spalle delle storie anche ecclesiali differenti. Ma io ho trovato nelle parole di Francesco verso Benedetto, pure in quelle più volte ripetute in privato, la consapevolezza di quanto Ratzinger abbia dato alla Chiesa anche con la testimonianza discreta di preghiera nel suo ritiro in Vaticano. Ci sono stati tentativi – non solo da parte degli ultra conservatori ma anche da parte di certi sostenitori poco avveduti dl Francesco – di strumentalizzare Benedetto per finalità opposte, ma lui li ha respinte al mittente. Non consentendo a nessuno di appropriarsi del suo messaggio. L`unità della Chiesa è stato, per entrambi, il bene primario da salvaguardare».

 


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