Pier Ferdinando Casini è consapevole che un testimone diretto non può sottrarsi. Perciò resta cordiale, anche al termine di una giornata pesante, in cui vita politica e vita personale si sono mischiate nel profondo.
«Guardi – inizia diretto il senatore ed ex presidente delle Camera dal 2001 al 2006 -, io ho quattro istantanee nella testa. La prima, quando andai a fargli visita per conto di Forlani, fine anni `80, perché sulle reti Fininvest dava troppo spazio al Psi e poco alla Dc. La seconda, gli anni della collaborazione. La terza, il mio “no” al predellino e al Pdl. La quarta, la più bella, l`ultima lunga chiacchierata a febbraio 2022, dopo l`elezione del capo dello Stato».
Partiamo da Forlani…
Beh, io lo raggiunsi con una mia tabellina in cui avevo segnato lo spazio che le sue reti davano al Psi rispetto a quello che davano alla Dc. Forlani non si impegnava in queste cose, mandò me. E io avevo lì i miei conti della serva, molto precisi…
Come andò?
Beh, lui mi disse che aveva le zie suore, che aveva attaccato i manifesti della Dc… E io, di contro, “allora lo dimostri nei fatti`: “Vedrà, ora cambierà questa cosa`, mi promise. In realtà lui aveva un buon rapporto con i vertici della Dc, ma non cambiò lo spazio che dava ai socialisti.
La seconda fotografia è Berlusconi presidente del Consiglio e Casini al vertice della Camera. Lei la chiama “stagione della collaborazione…
Avevo la sincera speranza che, con lui, si sarebbe realizzato un centrodestra moderno. In realtà sino al 2001 le cose erano andate bene. Le incomprensioni ci furono da quando divenni presidente della Camera. C`era da difendere la terzietà della Camera mentre lui pensava che potesse essere una sua longa manus.
Già in quegli anni di “gloria” c`era l`inizio della fine?
Lui fu zavorrato da due fattori: il conflitto d`interesse e il tema della giustizia. Se questi due macigni fossero stati rimossi sarebbe stato diverso e forse saremmo riusciti a realizzare la “rivoluzione
Avrebbe dovuto risolvere il conflitto d`interesse e non insistere con le leggi ad personam?
Certamente questo inficiò l`azione di governo.
La terza fotografia è Berlusconi che sul predellino fa nascere il Pdl e lei che dice “no”. Ricorda ancora le parole che disse al Cav?
Dissi: “I nostri valori non sono in vendita, non tutto si può comprare`: Però attenzione: io andai al voto da solo, il posto in Parlamento ce lo giocammo con le nostre forze, e perciò lui mi rispettò. E mi rispettò anche perché non mi sono mai associato, negli anni più spinti dell`antiberlusconismo, al costume di attaccarlo sul piano personale.
Vi ritrovate l`ultima volta nel febbraio 2022, entrambi protagonisti in modo diverso della partita del Quirinale.
In quell`incontro abbiamo parlato della vita che viene prima della politica. Abbiamo aperto l`album dei ricordi. È stato davvero molto bello.
C`è ora un`eredità politica ed elettorale di Berlusconi da raccogliere?
Penso che sia un tema più mediatico che politico. In politica le eredità non si ricevono ma si prendono. Ci sono già realtà nel centrodestra che fungono da calamita per quell`elettorato. D`altra parte già molto è cambiato: i governi di Berlusconi erano di centrodestra, questo in carica è di destra.
Nel quadro politico c`è qualcuno che gli somiglia?
Per alcuni aspetti dei tratti berlusconiani li ha Renzi, ma questo non vuol dire che sia lui a prendersi questo spazio.
E nel mondo economico può venire fuori un nuovo Berlusconi?
A Berlusconi piaceva piacere. Ma a tutti. Non solo a Bush ma anche alle persone più umili. Sapeva essere generoso. Era empatico. Da questo punto di vista, non vedo altri profili simili. È stato unico.


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