Israele va difeso, ma non dobbiamo mo dimenticare il popolo palestinese». Il senatore Pier Ferdinando Casini ritiene che dietro l`azione terroristica ci sia un disegno più ampio e invita a «non lasciare ad Hamas la causa di Gaza». «L`estremismo – aggiunge – non porta mai niente di buono. Sulla Situazione pesano anche i ritardi dell`Occidente sulla questione palestinese».
Presidente Casini, lei è appena tornato dalla 147esima assemblea dell`Unione interparlamentare che s`è tenuta a Luanda, in Angola. Che atmosfera ha trovato rispetto alla guerra in corso?
«Un`atmosfera pessima. E tuttavia, dobbiamo continuare a dialogare. Non ci sono altre vie. Nell`assemblea di Luanda s`è ripetuto ciò che è accaduto l`altro giorno all`Onu: metà del mondo identifica totalmente Hamas con la causa palestinese. E si rifiuta di condannare l`efferata azione che ha portato il 7 ottobre alla morte di migliaia di innocenti».
Lei come spiega questa posizione della metà del mondo?
«Le cause vengono da lontano. E come sempre, l`Occidente arriva a comprenderle in ritardo. Due anni fa, scrivendo il mio libro C`era una volta la politica, evidenziai l`assurdo silenzio sceso sulla questione palestinese. Un silenzio che ha consentito ad Hamas di amplificare la disperazione di un popolo che oggi è la seconda vittima di quel gruppo terroristico in questo conflitto. Il paradosso è tutto qui: Hamas si è appropriata della questione palestinese ma è a causa di Hamas che milioni di cittadini di Gaza soffrono privazioni e tragedie in queste ore».
Anche in Italia non si è riusciti a vedere la natura tremenda di Hamas?
«Guardi, capisco le perplessità espresse sul voto dell`Italia all`Onu. Ma è anche difficile votare un documento in cui manca una esplicita condanna contro Hamas. Le aggiungo che, nel nostro Paese, continuiamo giustamente a parlare di due popoli e due Stati, che è il lascito non solo degli accordi di Oslo ma anche della migliore politica della Prima Repubblica, da Moro ad Andreotti, da Fanfani a Craxi. Ma con quanta convinzione ne parliamo preferirei non esprimermi…».
Nel senso che è una posizione solo di facciata?
«Nel senso che non si può lavorare credibilmente per lo Stato palestinese non dicendo una parola sugli insediamenti illegali da parte degli israeliani nei territori occupati. Come si fa a non capire che la politica estremista ha finito per rafforzare Hamas e a delegittimare completamente la già delegittimata autorità palestinese?».
Insomma sta dicendo che la colpa è di Netanyahu?
«Una precisazione è d`obbligo. Gli Stati rimangono, i governi passano. Noi siamo amici di Israele, che è un Paese democratico che si sceglie i propri governi. Ma…».
Ma che cosa?
«C`è un ma grande come una casa. Chi conosce la politica internazionale sa che Hamas è prosperata grazie a una certa tolleranza da parte di chi voleva approfittare della situazione per indebolire l`autorità palestinese. Purtroppo ci si è riusciti, ma il risultato è stato il rafforzamento di Hamas che persegue una strategia planetaria di annientamento dello Stato ebraico». Hamas e chi altri persegue questo annientamento: l`Iran?
«È chiaro che è Teheran il dante causa di Hamas così come lo è di Hezbollah. Con questa azione terrificante sono riusciti non solo a colpire Israele ma anche a inibire ogni azione agli
Stati arabi moderati, che oggi sono ondeggianti e paurosi. La mia conclusione è chiara: gli estremismi non portano mai niente di buono. Non porterà nulla Hamas alla causa palestinese e non porterà a nulla l`estremismo dei governi israeliani».
Ma allora sbaglia Israele a fare la guerra?
«È facile dare lezioni a Israele seduti nel salotto di casa nostra. Noi vorremmo che la guerra terminasse subito, come chiede il Santo Padre purtroppo inascoltato. Ma sappiamo che Israele sta reagendo alla sfida di chi la vuole annientare».
Non trova anche lei che sia inguardabile lo spettacolo italiano, e non solo italiano, di università e piazze che sembrano tifare Hamas?
«Questa purtroppo è la realtà. Bisogna affrontarla con una grande capacità di parlare ai giovani: condannarli è facile ma non serve a niente. Meglio parlare con loro. E allora capiremo che queste frange sono una minoranza nel mondo giovanile».
Lei prima parlava dell`autorità palestinese. Non ha a sua volta responsabilità in ció che sta accadendo?
«Ha tante colpe, e enormi. L`autorità palestinese è un establishment delegittimato dalla corruzione, che non ha alcuna autorità morale per prendere quei voti che in passato legittimarono la dirigenza di Arafat. E infatti, purtroppo, non si vota da quindici anni».
Siamo a una sorta di bis del 1914: una scintilla – in questo caso il pogrom del 7 ottobre – che porta alla guerra mondiale?
«Mi auguro di no. Ma non possiamo sottovalutare la minaccia. Il mondo è una polveriera. E nessuno mi toglie dalla testa che l`attacco di Hamas è parte di una strategia più ampia, che comprende a pieno titolo il tentativo della Russia di annettere l`Ucraina. Le democrazie si devono svegliare (e bene fa il governo italiano ad aiutare l`Ucraina) e difendersi. L`Unione Europea e gli Stati Uniti devono tutelare Israele e evitare di regalare definitivamente la causa palestinese ai gruppi criminali come Hamas».


Ne Parlano