‘L’approvazione, da parte della Commissione Esteri del Senato, in un clima fortemente unitario tra tutte le forze politiche, del disegno di legge di riforma della cooperazione allo sviluppo, è una tappa importante nel cammino di rinnovamento della nostra politica estera e, più in generale, della proiezione internazionale dell’Italia’. È quanto afferma il vicepresidente dei senatori del Pd, Giorgio Tonini, relatore in Commissione Esteri del disegno di legge di riforma. ‘La decisione della conferenza dei capigruppo, di portare la riforma della cooperazione internazionale all’esame dell’Aula di Palazzo Madama già la prossima settimana – osserva il senatore Tonini – consentirà all’Italia di assumere la presidenza semestrale dell’Unione europea, forte di un altro significativo e concreto segnale di cambiamento’.
‘Tra le innovazioni più importanti, contenute nel disegno di legge approvato in Commissione Esteri, sulla base del testo proposto dal governo, integrato dai disegni di legge proposti dai diversi gruppi – spiega l’esponente democratico – c’è la modifica della denominazione del titolare della Farnesina, che diventa ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, a indicare la sua funzione di responsabile e coordinatore, nell’ambito della collegialità di governo e delle direttive del premier, di questo importante dossier. Per questo fondamentale incarico, il ministro si avvarrà dell’apporto politico di un viceministro della Cooperazione allo Sviluppo (figura che il disegno di legge, come emendato con voto unanime in commissione, rende obbligatoria e non più facoltativa) e di quello tecnico di un’Agenzia della Cooperazione italiana, modellata sulla falsariga di altre, analoghe esperienze europee, ma anche tenendo conto di rigorosi vincoli di bilancio.’
‘Il senso di queste e altre importanti innovazioni – conclude Tonini – è quello di valorizzare al massimo le risorse impegnate dal nostro paese in questo ambito decisivo della nostra politica estera. Si tratta, è bene non dimenticarlo, di circa 3 miliardi di euro l’anno, molto meno di quanto gli impegni internazionali ci obbligherebbero a fare, ma pur sempre una cifra ragguardevole. Oggi queste risorse sono disperse in mille rivoli non comunicanti tra loro, riducendo fortemente l’impatto sia economico che politico di uno sforzo comunque importante da parte dell’Italia. Con la riforma, contiamo di innalzare in modo significativo il livello di coordinamento, dunque di efficacia e di intenzionalità strategica della nostra cooperazione, come ci impone la stessa collocazione geopolitica dell’Italia, proiezione dell’Europa nel Mediterraneo’.
Roma, 20 giugno 2014

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