“Dovevo firmare per un’azienda il
prossimo venerdì. Avrei spostato mio figlio piccolo e mia moglie che
aspetta un altro bimbo. Sono in Svezia e qui ci danno un anno di
maternità e 6 mesi di paternità. Avrei rinunciato a quello e mia
moglie avrebbe lasciato il lavoro per seguire i pargoli. Tutto
possibile con il vecchio incentivo. Ora non firmerò e non ci
sposteremo. A questo punto dopo 8 anni fuori chiederò la cittadinanza
svedese per me e i piccoli”. Firmato: Giorgio, Svezia. E’ uno dei
messaggi ricevuti e postati su Facebook (cambiando i nomi per motivi
di privacy) da Andrea Crisanti, senatore Pd e professore di
Microbiologia che racconta: “In questi giorni sto ricevendo centinaia
di messaggi come questi” da italiani all’estero.
Il nodo che sta agitando i cervelli tricolore impiegati fuori dai
confini nazionali? La misura sugli ‘impatriati’, che secondo molti di
loro è una stretta sulle agevolazioni che rende difficile la scelta di
rientrare. “Il Governo sulla misura del cosiddetto ‘Rientro dei
cervelli’ deve ascoltare la comunità degli italiani all’estero”,
commenta Crisanti che ha deciso di dare voce alle loro osservazioni.
“L’Italia non può rinunciare ad attirare preziose competenze
manageriali, scientifiche e tecnologiche che non torneranno”.
Fra le persone che hanno scritto al senatore Pd c’è anche chi, come
Claudio – impiegato in Svizzera da diversi anni – dice che l’incentivo
nella versione precedente, ora sottoposta a riformulazione, “era un
aiuto utile”, una “norma a costo zero che portava energie e
competenze” al Paese, ma “con queste modifiche davvero non tornerà più
nessuno”. E poi Martina, che ha già “accettato di rientrare in Italia”
dal Lussembrugo e ora afferma: “E’ una scelta che non avrei mai
effettuato sapendo che tutto questo avrebbe fortemente minato quanto
mi sono guadagnata faticosamente fino ad oggi”. “Noi – conclude
Crisanti – ci impegneremo in tutte le sedi per far comprendere alla
maggioranza che sta facendo un errore che danneggia sia gli italiani
all’estero che gli italiani in Italia”.