“Il governo ha bocciato l’emendamento a
mia prima firma con il quale chiedevamo che la borsa di studio
costituisse titolo di credito presso gli istituti bancari per
consentire agli studenti di vedersi liquidata la somma all’inizio
dell’anno e non con mesi e mesi di ritardo come invece avviene
ora. Il nostro emendamento prevedeva che a partire dall’anno
2024, lo studente universitario assegnatario di borsa di studio,
qualora l’importo della borsa non fosse erogato entro trenta
giorni dalla pubblicazione delle graduatorie, potesse stipulare
con un istituto bancario un contratto di credito finalizzato
all’anticipazione dell’intero ammontare della borsa, presentando
la documentazione attestante l’assegnazione della borsa e il
proprio iban. La somma oggetto del contratto di credito, per
l’ammontare corrispondente all’importo della borsa, sarebbe poi
stata restituita alla Banca in unica soluzione al momento
dell’accredito della borsa di studio, mediante prelievo dal conto
corrente del debitore, da parte dell’istituto bancario, della
somma corrispondente. Era un emendamento a costo zero, che non
portava con sé ulteriori costi ma solo più equità e buon senso. E
proprio per questo è stato bocciato. Il governo non si fa
problemi però ad approvare la proroga della rottamazione
richiesta dal senatore Lotito. Le borse di studio – conquistate
sul campo per merito – non sono un vezzo, un lusso, ma anzi: sono
la conditio sine qua non che consente a migliaia di ragazzi di
proseguire i propri studi elevando la propria condizione e
costruendosi una professionalità, e il fatto che spesso venga
erogata con mesi di ritardo crea non poche difficoltà a questi
studenti. Ma questo governo ha dimostrato chiaramente quali sono
le sue priorità: l’equità e il rispetto dei diritti, come quello
allo studio, non sono fra queste”. Così in una nota congiunta i
senatori Pd Andrea Crisanti e Vincenza Rando, membri della
commissione Cultura, Ricerca e Istruzione.”


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