Fuori la politica dalle nomine della sanità. Ha già superato quota
25mila firme la petizione lanciata sulla piattaforma Change.org che si propone di
evidenziare la mancanza del principio di indipendenza tra il controllore – l’organo
politico – e il controllato – l’organo amministrativo nel settore della salute, e che è
stata aperta… da un politico. L’ideatore dell’appello è infatti Andrea Crisanti,
microbiologo e divulgatore scientifico tra i più seguiti durante la pandemia di
coronavirus, e ora senatore nelle file del Partito democratico. Il quale scrive sul
Change.org: “La legge attribuisce ai Presidenti delle Regioni il potere di nominare i
direttori generali, direttori sanitari, direttori amministrativi delle Unità sanitarie
locali, creando in questo modo una catena di comando basata sulla fedeltà che riporta
direttamente al decisore politico. Si crea una catena di comando dalla quale sono
escluse le esigenze dei pazienti, degli operatori sanitari, dei medici e delle comunità
locali. In questo modello viene a mancare il principio di indipendenza tra il
controllore – l’organo politico – e il controllato – l’organo amministrativo. Un
conflitto d’interessi che in nessun altro sistema verrebbe permesso: la divisione dei
poteri è da sempre il criterio principe per garantire il buon funzionamento di
qualunque organizzazione, sia nel pubblico che nel privato”.
Secondo Crisanti “a 30 anni di distanza gli effetti di questa gestione
sono sotto gli occhi di tutti. Il nostro Servizio sanitario nazionale (Ssn) è allo
stremo. Ognuno di noi lo sperimenta quotidianamente: cittadini, pazienti, operatori
sanitari. Nel frattempo abbiamo assistito a un progressivo ridimensionamento della
sanità pubblica a favore di quella privata: una inesorabile crescita in termini di
valore che attualmente è di gran lunga superiore a quella pubblica. Oggi, in Italia, la
salute è un bene esclusivo, la possibilità di cura non è più un diritto universale ma
un privilegio riservato solamente a chi può permettersi di pagare Un Ssn che non
funziona crea differenze in termini di qualità e aspettativa di vita tra poveri e
ricchi. È dimostrato che chi ha un reddito basso vive in media anche più di 5 anni in
meno. Generando una inaccettabile disuguaglianza sociale”. E dunque, conclude Crisanti,
“è ora di togliere la gestione della sanità pubblica alla politica e restituirla ai
cittadini. Bisogna avere il coraggio di prendere una decisione radicale che affidi la
sanità pubblica a dirigenti scelti da rappresentanti di medici, rappresentanti del
personale sanitario, rappresentanti delle associazioni di malati e di quelle dei
consumatori”.