Signor Presidente, lei ha ringraziato giustamente i tanti insegnanti, io vorrei che si associasse con noi al ringraziamento alle tantissime persone che ogni giorno lavorano nella sanità e nel welfare del nostro paese e lavorano, in alcuni casi, in condizioni francamente preoccupanti. Condivido quando ha detto che bisogna cambiare ma sono ancora di più convinta di più che bisogna cambiare innovando.
Abbiamo a che fare non solo con un servizio sanitario nazionale, ma con un diritto: quello alla salute, unico diritto che la Costituzione definisce come fondamentale e con una definizione di salute da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità come benessere fisico e psichico delle persone.
Bisogna tutelare, ma per tutelare occorre avere contezza dei cambiamenti avvenuti nel Paese e delle necessità di adeguamento, di modernizzazione sapendo però che la sanità italiana è una buona sanità ed è leva di sviluppo economico, sociale, istityuzionale e culturale. Economico: penso al fatto che siamo leader mondiale nella ricerca delle molecole ma siamo quasi una sede di decolonizzazione per la produzione. Sociale: in questo caso penso che finalmente ci possa essere un piano socio-sanitario per quanto riguarda la non autosufficienza. Istituzionale: la riforma del titolo V della Costituzione perché oggi dobbiamo dirci che la sanità non può essere affidata a 21 staterelli autonomi che non comunicano con lo stato e con uno stato che non comunica con loro al di là della Conferenza stato-regioni. Culturale: sanità e welfare sono nella scia dello sviluppo come libertà, per dirla con Amartya Sen. Quella libertà che si dispiegherà quando riusciremo ad andare alle radici della violenza contro le donne, in una collaborazione armoniosa fra uomini e donne. Il che significa che almeno una parte di questo immenso compito possa essere abbracciato dal suo governo, signo Presidente, a cui mi appresto a dare fiducia convinta che al centro vi sarà la promozione della libertà umana.

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