“La violenza contro le donne ha proporzioni epidemiche nella gran parte dei Paesi del mondo e attraversa tutti i contesti perché, come affermato nel preambolo della convenzione di Istanbul, “è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini e impedito la loro piena emancipazione”. Ma ciò che la rende insopportabile, è la libertà delle donne. Può sembrare un paradosso, ma vediamo la violenza perché le donne se ne sottraggono, hanno messo in discussione quel meccanismo di dominio. Pensiamo al coraggio delle nostre sorelle iraniane, alla loro ribellione, ad un popolo di giovani che al grido di donna vita libertà sta dando corpo ad una rivolta morale e civile, che noi non possiamo lasciare sola. Oggi il Senato, con il voto per una commissione bicamerale, ha scelto di portare un atto concreto all’attenzione e all’approvazione dell’Assemblea in occasione di questa giornata. Viviamo in una società ancora piena di stereotipi e di pregiudizi: più della metà degli italiani pensa che una donna si è trovata a subire una violenza perché se l’è cercata o perché non l’ha evitata. Dobbiamo saper vedere quando questa cultura, nonostante i grandi cambiamenti, attraversi ancora la società italiana. Muore una donna ogni tre giorni, una mattanza, una ferita profonda nella nostra convivenza che troppo spesso viene derubricata a cronaca. Invece è una grande questione politica, basti pensare alle tante forme di prevaricazione e violenza di genere che si verificano quotidianamente nelle mura domestiche, nelle strade o sui social network; alla forza della cultura sessista che serpeggia nella società, e lambisce anche la politica. Una questione politica che troppo spesso viene declinata come problema di donne, della loro capacità di difendersi o uscirne e troppo poco come responsabilità degli uomini. Di quelli che pensano di avere il diritto di abusare di una donna senza averne ricevuto il consenso, di dominarne e possederne la vita spacciandolo per amore. Questa è la grande questione culturale e politica da affrontare. Cambiare lo sguardo, raccontare la forza delle donne, riconoscere le credibilità della loro parola, sostenere il cambiamento nelle relazioni. L’educazione al rispetto e alle differenze, il contrasto agli stereotipi, sono essenziali. Bisogna rafforzare l’intervento in questo ambito e non lasciare le insegnanti e gli insegnanti soli, insieme alle associazioni, a promuovere percorsi formativi. E’ tempo di far diventare strutturale questa educazione. Bisogna uscire dalla logica emergenziale che spesso ha segnato gli interventi su questo tema. Per sradicarla occorre intervenire su più fronti: da quello culturale alla messa in discussione di un assetto sociale”. Così la senatrice Cecilia D’Elia, portavoce delle donne del Pd, nel suo intervento in aula nel dibattito sulla costituzione di una commissione bicamerale sui fenomeni di Femminicidio.


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