“Siamo chiamati a discutere oggi in Aula un disegno di legge di riforma costituzionale di iniziativa popolare, promosso dal Coordinamento democratico costituzionale, che va nella direzione opposta dell’autonomia differenziata. Oggi è la giornata mondiale dell’educazione e mi fa piacere ricordarlo perché l’educazione, la scuola pubblica e il diritto all’istruzione sono i nodi essenziali irrisolti anche dal Titolo V e attaccati dall’autonomia differenziata del governo Meloni, che questo ddl prova sciogliere, delimitando l’oggetto dell’autonomia e rendendo reversibili le scelte operate. In questo ddl si parla di prestazioni uniformi e di potestà statale esclusiva sulla tutela della salute e su scuola, università e ricerca, perché la regionalizzazione del diritto allo studio è una scelta scellerata e pericolosa, che spacca il Paese, cristallizza le disuguaglianze e ipoteca il futuro dell’Italia. Stiamo parlando della vita delle persone e del welfare per come lo conosciamo dal dopoguerra”. Lo ha detto in Aula la senatrice Cecilia D’elia, capogruppo del Pd nella Commissione Istruzione e Cultura. “La deriva regionalizzatrice della scuola imposta dall’Autonomia differenziata – ha proseguito D’Elia – può davvero costituire la fine dell’unità nazionale, un sistema scolastico diverso in ogni regione crea cittadine e cittadini di serie A e di serie B, mina alla radice le basi del diritto allo studio che è il complemento del suffragio universale, cristallizza le disuguaglianze. Ha un carattere fortemente regressivo, in un paese in cui oltre 1,2 milioni di minori vivono in povertà assoluta e 2 milioni in povertà relativa e che è al quinto posto tra i 27 stati dell’Ue per abbandono scolastico, con la Campania e la Sicilia che vedono lasciare la scuola il 15% dei giovani”.


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