Graziano Delrio, di chi è la responsabilità della sconfitta elettorale?
«Intanto c`è una sconfitta e il modo migliore per ripartire è guardare in faccia la realtà: è stata una sconfitta vera e seria. Ciò detto io sono sempre stato autonomista e quindi ritengo che le elezioni comunali siano in gran parte merito o demerito dei gruppi dirigenti locali. Quindi, così come sarebbe stato ridicolo attribuirsi la vittoria di Ancona a livello nazionale, sarebbe ridicolo attribuire la sconfitta in questa città alla segretaria. Dopodiché è vero che c`è un`aria di destra, che parte dalla Finlandia, passa per la Grecia, arriva in Italia e non è contrastabile in pochi mesi. Ma questo vento ha contribuito poco alla sconfitta».
Si riparla di campo largo…
«Altro che campo largo, ci vuole un cantiere aperto dove ci si mette lì e si costruisce il muro delle opposizioni, con proposte concrete. Senza perdere altro tempo, si faccia un tavolo Schlein, Conte e Calenda. Siccome il salario minimo lo proposi io da capogruppo dell`opposizione, i 5 Stelle ne hanno parlato in varie forme, adesso lo ripropone anche Calenda, si può partire da lì. E dalla sanità pubblica, perché Meloni sta smantellando la sanità territoriale con le case di comunità che avevamo deciso noi. I leader devono assumersi questa responsabilità e mettersi all`opera subito. C`è molta sofferenza su salari e sanità. Schlein non ha colpe nella sconfitta delle amministrative però ha il dovere di agire: c`è la necessità di proposte concrete che parlino alla gente».
Lei dà questo consiglio a Schlein, ma c`è chi dice che la segretaria agisce da sola.
«Lei quando parla è sempre molto disponibile e aperta, non è assolutamente arrogante. Il problema è che sembra non esserci ancora un metodo di lavoro che coinvolge tutti. Io, per esempio, l`ho sentita pochissime volte. Siamo a disposizione della segretaria per aiutarla. Poi è giusto che lei vada avanti con il suo gruppo dirigente: tocca a loro. Quando toccava a me prendevo il telefono e cercavo di parlare con chi aveva più esperienza di me su alcuni argomenti. Non vorrei essere coinvolto solo sui problemi etici perché sono cattolico».
Il Pd si sta schiacciando troppo a sinistra?
«Continuare la battaglia iniziata da Prodi per ridurre il cuneo fiscale è molto di sinistra e certo non mi imbarazza perché è giusto tagliare le tasse ai lavoratori dipendenti. Leggere la realtà con gli occhiali della sinistra del Novecento senza capire che sono lavoratori anche gli autonomi e gli imprenditori e non fare patti con loro è un errore».
Al Parlamento europeo il Pd si è diviso sulle armi all`Ucraina.
«Usare i fondi del Pnrr per gli armamenti è un errore e abbiamo chiesto che venisse tolto da quel provvedimento. Però alla fine quel decreto andava votato perché sostiene la lotta dell’Ucraina: tutti i partiti socialisti hanno detto di sì».
Lei è emiliano, è preoccupato per la fase della ricostruzione nella sua regione?
«Sono stato sindaco quando ci fu il terremoto e mi ricordo bene il modello che mettemmo in piedi con Vasco Emani. 11 presidente della Regione era commissario e i sindaci dei capoluoghi erano subcommissari. Quel modello funzionò. Ora sono molto preoccupato per il doppio binario che sta seguendo il governo. Da un lato l`esecutivo usa un tono molto istituzionale di vicinanza, dall`altro la sua maggioranza randella le istituzioni locali delegittimandole. E questo è inaccettabile. Il capo dello Stato ha detto che i problemi si risolvono facendo rete tra i cittadini e i corpi della Repubblica. Ecco, inviterei il governo a prendere sul serio quel messaggio».