Cosa centra la «manovra ingiusta e vergognosa» della Meloni con le primarie del Pd e Stefano Bonaccini?

«Invece c`entra eccome – dice Graziano Delrio, più volte ministro e poi capogruppo dem -. Perché proprio la migliore tradizione riformista del Pd, che ha prodotto tante leggi moderne per il Paese, dalla fatturazione elettronica all`assegno unico per le famiglie, è quella che va rilanciata con un segretario come Stefano, per fronteggiare la destra che sta producendo questi danni enormi. E per tenere il partito unito, al riparo da scissioni e spaccature».

Voi però ora sembrate inerti, è stata una buona mossa fare un congresso così lungo?

«Beh, era necessario aggiornare il quadro culturale e di riferimento del partito. Non con psicoanalisi di massa, ma ridefinendo le nostre priorità, visto che la società è cambiata dal 2007 ad oggi. E il nostro compito di opposizione non è in contrasto con ciò, la nostra identità si definisce anche con le nostre battaglie, nessuna contraddizione».

Pensa che Schlein sia meno adatta di Bonaccini a guidare il Pd?

«Ora, tutte le energie che vengono dall`esterno sono positive, abbiamo il dovere di stare collegati con la società, è positivo che ci siano nuovi dirigenti, ma dobbiamo fare soprattutto alleanze con imprese, associazioni, con l`Italia dell`altruismo e del dovere che da questa destra non si sente rappresentata».

Capito. Pensa invece che Bonaccini abbia le doti giuste per tenere unito il partito?

«Bonaccini condivide le intuizioni originali del Pd, luogo dove si mescolano la cultura politica cattolica, quella socialdemocratica e laica. Un`intuizione felice ancora valida e se qualcuno pensa di trascinare il Pd in una riedizione del passato, il rischio implosione esiste. Ma confido che procederemo assieme con amicizia e con il senso più profondo del compito che abbiamo nella storia del paese».

Con i 5 Stelle come dovete regolarvi, prima che vi tolgano tutto il consenso?

«Noi giochiamo per vincere la partita contro la destra, altri giocano la partita per distruggere il Pd, ma non funziona, sulle macerie nessuno può ballare, perché la destra è l`avversario».

E allora parliamo dai danni della destra. Cosa ne pensa della prima manovra Meloni?

«Che è ingiusta profondamente e non affronta i nodi principali: l`inflazione erode i salari e loro tagliano l`adeguamento delle pensioni, facendo la guerra ai poveri, invece che tagliare le tasse sul lavoro, così i dipendenti si trovano con uno stipendio in meno e non in più. E aumentano il divario dei dipendenti con gli autonomi, che pagano solo il 15% di tasse. Una cosa indecente».

Crede che questo “regalo agli evasori” del tetto al contante, come lo definite voi, spacchi il Paese a metà tra quelli ligi al dovere e i furbi?

«L`Italia viene ulteriormente divisa, tra chi fa il suo dovere e sa che con le tasse si paga sanità e scuola; e chi fa il furbo e viene premiato. La gente capisce che non conviene pagare le tasse e si indeboliscono i pilastri della lotta al sommerso e all`evasione. Strumenti come il pagamento elettronico sono riconosciuti in tutto il mondo per combattere l`evasione, ma questa destra vuole dare un messaggio che strizza l`occhio a chi evade. Attenzione, il contante libero aumenta il tasso di riciclaggio di denaro sporco. C`è un orizzonte di corto respiro, nessuna visione strategica, nessun investimento per l`indipendenza energetica».

Sul reddito di cittadinanza fa bene il governo a stringere la cinghia mettendo dei paletti?

«Andava restituita la gestione ai comuni, come con il reddito di inclusione: tutto questo rigore verso i poveri diviene mollezza quando si parla di contanti ed evasione. C`è da chiedersi quale sia il motivo».

Perché nessuno del Pd, dopo le minacce al premier e a sua figlia, ha difeso Conte dalle accuse dei meloniani di fomentare l`odio?

«Non credo che Conte fomenti odio ma bisogna misurare bene le parole e far prevalere l`orizzonte del bene comune e della responsabilità. Il senso della misura
è un dovere per tutti in una situazione sociale che, mancando le risposte del governo, purtroppo andrà ad aggravarsi».


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