«Sarebbe un errore gravissimo non candidare Marco Tarquinio», dice l`ex ministro Graziano Delrio, dossettiano, capofila dei cattolici del Pd. Sulla corsa dell`ex direttore diA vvenire, spinto dal movimento Demos, vicino a Sant`Egidio, i democratici si stanno accapigliando come non accadeva da tempo. Si saldano fazioni che la pensano all`opposto su un mucchio di temi. Un pezzo dei riformisti (ma non Delrio, appunto) non gradisce le sue posizioni anti-armi a Kiev, la sinistra movimentista vicina a Schlein invece si lamenta per le sortite critiche sull`aborto e contro i diritti degli omosessuali. Insomma, un bel dibattito.
Delrio, ma è fondamentale che ci sia Tarquinio in lista per dare rappresentanza ai cattolici nel Pd?
«Sì, è un personaggio di assoluto livello, rappresentante di una sensibilità diffusa del mondo cattolico, sempre impegnato dalla parte degli ultimi, a partire degli immigrati. È davvero un valore aggiunto per le nostre liste, al pari di altri candidati civici. Una ricchezza».
Parecchi non la pensano così, nel Pd. Perché?
«Mi consenta di dire che non si fanno gli esami genetici a ogni candidato. Altrimenti non avremmo più partiti plurali, ma partiti del capo. L`importante è che il Pd abbia una linea chiara. E ce l`ha, sul diritto all`autodifesa dell`Ucraina. Poi se c`è una sensibilità più forte sulla pace, sul dialogo, sulla diplomazia spinta, non mi spaventa. La sollecito anch`io».
Tarquinio diceva in tv: “Se Zelensky avesse fatto la valigia la guerra sarebbe già finita”. È solo una forte sensibilità al dialogo?
«Ma Tarquinio non ha dubbi su chi sia l`aggredito e chi l`aggressore. Col suo giornale ha indagato tra i primi sui rapporti fra Lega e Russia Unita. Ha difeso i pacifisti anti Putin. Poi quando parlava non era un dirigente politico: sa bene che in un partito non si impone la propria linea ma si discute. Ripeto: non vanno fatti gli esami del dna a ogni candidato».
E Tarquinio ha il dna del Pd?
«Sì. E in Europa la sensibilità cristiana, penso a David Sassoli, è preziosissima. Non facciamo esami, quindi. È come se la Dc avesse chiesto a La Pira di uscire perché era decisamente pacifista. O il Pci con Napolitano, per alcune posizioni eterodosse. La rotta la decide la Direzione del partito. Io resto favorevole all`autodifesa dell`Ucraina, ma penso convintamente che l`aumento delle spese militari abbia senso solo nel quadro di una difesa europea».
Tarquinio, oltre al matrimonio egualitario, che era già nel programma del Pd con Letta, criticava perfino le unioni civili, che nemmeno Meloni oggi mette in discussione. E sull`aborto scriveva che è una “leggenda nera della morte come diritto”.
«Tarquinio sarà in prima linea nel combattere discriminazioni di ogni tipo verso le persone; sui diritti individuali, siamo tutti d`accordo, sulle forme possono esserci distinzioni. Ma per piacere, non facciamo passare Tarquinio per un conservatore moralista: è tutt`altro. Lo conosco da anni».
Schlein fa bene a candidarsi in prima persona?
«Ha tutti i diritti di candidarsi, ma la penso come Romano Prodi: se si corre, poi si va a Bruxelles. Certo, la segretaria può rappresentare un`eccezione, se si ritiene che sia molto utile per il successo della lista».
E uno come Stefano Bonaccini, il presidente del Pd, può davvero fare il secondo in lista, dietro a una candidata civica?
«No».
Che ne pensa dell`idea di candidare Ilaria Salis tra i dem?
«Delle candidature si deve discutere negli organismi competenti. Di Tarquinio parlo perché c`è stata già una richiesta di candidatura e perché sento l`esigenza di difenderlo da alcuni attacchi che non condivido».
Torniamo alle liste. Con la formula del “panino” prospettata dagli uomini di Schlein in segreteria (una capolista civica, un big uomo al secondo posto, la leader terza), si rischia di silurare tutta la classe dirigente attuale del Pd a Bruxelles?
«Il rischio è nei fatti. Non è immaginazione, se la lista sarà fatta così. Tanti candidati bravi, come l`uscente Patrizia Toia o un candidato nuovo come Fabio Pizzul, per citarne due del mondo cattolico, e altri ancora sarebbero penalizzati. E ci sono dirigenti importanti di partito, come Nicola Zingaretti, che non vanno trascurati. Ma sono sicuro che con la segretaria si troverà una soluzione unitaria».


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