Lei, la senatrice del Pd Nerina Dirindin, c`è stata al tavolo della commissione Prezzi e Rimborsi dell`Aifa, il passaggio cruciale per gli interessi giganteschi delle multinazionali che sfornano pillole sempre più preziose: quanto vale per lo Stato italiano il tal medicinale? È giusto rimborsare 700 curo una dose di Lucentis quando l`omologo Avastin ne vale 80? Decide l`Agenzia del farmaco, e in ballo ci sono montagne di soldi, oltre alla salute dei cittadini.
Senatrice, com`è stare a quel tavolo?
Scomodo. Bisogna garantire le migliori terapie ai pazienti ottenendo i costi più contenuti per lo Stato: equazione difficile.
Specie se i produttori vogliono fare business.
La prepotenza delle multinazionali non conosce limiti. Vogliono tutto, sempre.
Un esempio?
Un bel giorno una mega azienda chiede di alzare del 100% il prezzo di un suo prodotto. Motivo ufficiale del rincaro: l`aumento del costo dell`energia elettrica in Germania, paese dove si produceva la medicina.
Energia rincarata del 100%?
Mah. Sta di fatto che ci fu una gran discussione solo per rinviare la questione. Insomma l`Aifa funziona sì o no?
Dovrebbe funzionare meglio grazie a una diversa struttura normativa, che consenta anche di ampliare la platea dei soggetti attivi.
Cioè?
Oggi solo i produttori possono chiedere all`Aifa di mettere a rimborso un certo farmaco, seguendo le proprie logiche di mercato. Se anche le Regioni avessero la stessa facoltà, si potrebbe gestire la circolazione dei medicinali con un bilanciamento diverso degli interessi.
Non sarebbe più solo Big Pharma a decidere cosa immettere nel mercato sanitario?
 Esatto. E ci fu una sentenza del Tar, in Emilia Romagna, che invitava lo Stato a legiferare in questa direzione, per dare alle Regioni – che spendono milioni di curo in medicine – un diritto di intervento in materia, sempre sottoposto all`ok finale dell`Aifa.
Ebbene?
La sentenza è ora all`esame della Corte costituzionale. Aspettiamo.