Senatrice Emma Fattorini, cosalegge nello storico incontro tra Papa Francesco e il Patriarca ortodosso Kyrill?
«Intanto, è importante perché il patriarca russo era l`unico leader cristiano del mondo che il Papa non avesse mai incontrato. Nonostante le differenze dottrinarie non siano significative. Eppure, tra cattolici e ortodossi russi restava una grande distanza. Papa Wojtyla aveva agognato un incontro, ma loro temevano il proselitismo cattolico nei loro territori e il problema degli ucraino-greco-cattolici schierati con Kiev. Tutti i tentativi, finora, erano falliti».
Adesso, un incontro inedito in un luogo altrettanto inatteso. Come mai a Cuba?
«risola è un posto familiare per i russi. In passato c`era stata l`idea di vedersi in luoghi simbolici come Bari o Cipro. Invece, ha prevalso l`aspetto fuori dagli schemi di Bergoglio. Ha scelto un posto più neutro per sottolineare che l`importante è ciò che si dicono. E poi, dietro la ripresa dei rapporti tra l`Avana e Washington c`è proprio il Vaticano».
All`origine di questa svolta possono esserci le comuni paure per la sorte dei cristiani in Medio Oriente?
«Certo, questa preoccupazione è molto forte. Il Papavuole un protagonismo delle religioni nelle dinamiche del
mondo. Non si tratta solo di un appello al dialogo interreligioso. E se d`altronde la Chiesa apre un dialogo con ebrei e musulmani, sarebbe impensabile una lontananza con altri cristiani come gli ortodossi».
Eppure, pér un millennio è stato così. La situazione può cambiare?
«Bergoglio capisce l`importanza di questa fratellanza stretta nel momento in cui si chiede a tutte le religioni maggiore responsabilità nei disastri. Siamo in mezzo a forti conflitti della storia e a uno sfaldamento delle aree geopolitiche: in Russia e Turchia ci sono tentazioni di ritornare ai grandi imperi come quelli prima della I Guerra Mondiale».
Ha torto chi legge dietro l`incontro la regia di Vladimir Putin? Di sicuro il Cremlino ne è contento.
«Di certo questo incontro rimette a fuoco il rapporto con la Russia. Si riaffacciano alcune linee di fondo della diplomazia vaticana del Novecento. Casaroli e Silvestrini, dei quali il segretario di Stato Parolin è erede autorevole visto che la sua sapiente regia è dietro queste grandi scelte di politica internazionale del Vaticano, hanno avuto grande importanza nella fine della Guerra Fredda e nel disgelo tra i due blocchi. Il rapporto tra Vaticano e Mosca è stato uno dei fili rossi della diplomazia del secolo scorso».
Come giudica l`esito di questo faccia a faccia? Poco significativo oppure un primo passo?
«Nel colloquio sono emersi punti interessanti. Il tentativo di dare risposte comuni alla sofferenza del mondo e al disagio dell`uomo postmoderno. Tematiche care a Papa Francesco: le periferie, la solitudine, la natura. E` interessante notare che Bergoglio guarda a Sud, come Ratzinger guardava all`Europa Centrale, a Francia
e Germania. Giovanni Paolo II, invece, guardava a Est. Egli riteneva che la Russia dovesse far parte dell`Europa che, secondo lui, doveva respirare con i due polmoni, uno a Est e uno a Ovest».
Il dialogo ha riguardato tematiche religiose o anche geopolitiche?
«Entrambe. Si è parlato di Ucraina, Medio Oriente, Siria. Ma oltre ai contenuti resta molto importante segnale. Una novità di portata storica».


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