‘La riforma costituzionale che stiamo discutendo muove dall’esigenza di contenere i costi della politica e di rendere la nostra una democrazia governante. Per questo prevede il superamento del bicameralismo perfetto, l’istituzione di un Senato delle istituzioni territoriali ad elezione indiretta, la riformulazione del titolo V con l’eliminazione delle materie concorrenti tra Stato e Regioni, in modo da prevenire anche i conflitti, un iter legislativo più rapido. E’ un provvedimento che si colloca nel quadro di tutte le riforme volute dal governo Renzi e dal Pd e che riguardano il mondo del lavoro, la realtà della scuola, la pubblica amministrazione e il sistema fiscale. Tutti i nostri sforzi sono finalizzati a riavvicinare i cittadini alle istituzioni, a rendere il Paese governabile e l’ordinamento più efficiente ed efficace’. Lo dice la senatrice del Pd Nicoletta Favero, che è intervenuta nell’Aula.
‘A tutti i frenatori – prosegue Nicoletta Favero – a coloro che imputano al nostro Presidente del Consiglio una deriva autoritaria, ricordiamo che questo Parlamento è il risultato di un’elezione che ha creato una situazione politica fragilissima. La scelta quindi è chiara: fare le riforme con chi ci sta o non farle per niente. Il nostro Presidente del Consiglio cerca di farle con chi ci sta e non l’ha mai nascosto, ricercando il consenso più ampio possibile come dimostra anche la nuova intesa sulle modifiche. La posta in gioco è davvero alta: il modello di democrazia. Da una parte c’è chi ha nostalgia di un modello consociativo e consensuale, fatto di continue mediazioni e di larghe condivisioni. Poi c’è Renzi, il nostro Presidente del Consiglio, che punta al modello di democrazia maggioritaria, che si è fatto strada a partire dal 1993, prima nei governi locali e regionali, poi molto faticosamente e imperfettamente anche a livello nazionale. Si tratta di un modello di democrazia in cui chi vince governa, ed è il modello dell’Italicum e di questa riforma’.

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