“Quando ero ministra andavo nelle scuole a spiegare perché avevo fatto delle linee guida sul rispetto tra ragazzi e ragazze. Ma la discriminazione nei confronti delle donne non ha nulla a che vedere con quella delle minoranze come possono essere omosessuali e transessuali. Per questo trovo sia un arretramento inserire nel ddl Zan la discriminazione per sesso e quindi la misoginia”. Valeria Fedeli, ex ministra della Scuola, senatrice del Pd, è una donna appassionata. Nelle battaglie per le donne ha speso gran parte della sua vita.

Senatrice Fedeli, lei vuole una legge contro l’omofobia? 

“Voglio una legge contro l’omotransfobia, sì. Il nostro Paese è assolutamente in ritardo da questo punto di vista. Nella passata legislatura cominciammo ad esaminare il ddl Scalfarotto, non se ne fece nulla. E il ddl Zan nella sua prima versione si prefiggeva di combattere i crimini d’odio verso le persone omosessuali e transessuali ed era sostenuto da tutto il centrosinistra”.

E ora invece cosa non le piace della legge Zan? È perplessa?  

“Nel dibattito alla Camera sono state ampliate le fattispecie di cui si parla, inserendo anche la discriminazione per sesso, cioè inserendo le donne e quindi la misoginia. Si sta dicendo che le donne sono una minoranza. Cosa profondamente sbagliata. Le donne in termini statistici sono la maggioranza. Ma non è questo il punto. L’umanità è fatta per metà di donne e per metà di uomini: le due parti dell’umanità”.

Questo in linea di principio. Ma le discriminazioni verso le donne esistono. 

“La violenza e l’odio contro le donne non nascono dall’odio per la diversità. Ma risiedono nel modello di società patriarcale e maschilista. Non a caso la Convenzione di Istanbul  – recepita dalla legge italiana –  dice che la violenza e la discriminazione fino al femminicidio sono compiute dagli uomini per ragioni di dominio, perché la donna la si vuole  subalterna. Quindi la discriminazione nei confronti delle donne risiede in un modello culturale e sociale maschilista”.

Non si fanno passi avanti con il ddl Zan su questo fronte? 

“No. C’è anzi un arretramento. Tutte le battaglie di emancipazione, di libertà e di autonomia delle donne mettono in crisi il modello culturale maschilista. Quando andavo nelle scuole da ministra a spiegare le ragioni per cui avevo fatto le linee guida sul rispetto delle differenze tra ragazzi e ragazze, cominciavo con l’esempio del ragazzo che chiede alla sua ragazza ‘Non stare con le tue amiche, stai solo con me’. La violenza sulle donne nasce all’interno di rapporti affettivi: in questo c’è la diversità profonda tra le ragioni della violenza degli uomini contro le donne rispetto a insulti e violenze verso omosessuali e transessuali”.

Cosa la preoccupa del dibattito sull’omofobia e la misoginia? 

“Sono preoccupata che avere esteso il ddl Zan anche alla misoginia indebolisca le battaglie delle donne, delle giovani per tutelare la parità. Noi non siamo la parte debole da salvaguardare. Siamo una maggioranza per la quale vanno rimossi gli ostacoli così da avere la libertà di scegliere e autodeterminarsi”.

Quindi il ddl Zan va modificato come? 

“Togliendo il riferimento alle donne e rendendo esplicito che la legge riguarda le aggravanti nei confronti di chi istiga alla violenza verso omosessuali e transessuali e tutta la comunità lgbt. Il Parlamento deve nominare i soggetti interessati”.

Il ddl Zan perciò non lo vota? 
“Sta scherzando! Voterò la legge Zan perché una legge contro l’omotransfobia ci deve essere e in questa legislatura. Ma vorrei migliorarla. Mi piacerebbe un dialogo positivo e rispettoso del confronto civile e democratico”.

Della legge del centrodestra cosa pensa? 
“Che a maggior ragione il centrosinistra deve portare a casa il risultato contro l’omotransfobia”.


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