“La fondazione Gimbe ha evidenziato le inaccettabili diseguaglianze che caratterizzano il sistema sanitario nazionale. Una vera e propria frattura strutturale Nord-Sud che con l’attuazione delle maggiori autonomie in sanità verrà legittimata normativamente. Purtroppo di fronte all’oggettività dei numeri il Governo risponde con giustificazioni di comodo, nonostante in gioco ci siano la salute e la vita delle persone. Dopo un anno e mezzo chiediamo al Governo risposte e una assunzione di responsabilità. Una richiesta che facciamo con ancora maggiore forza e indignazione in Abruzzo, dove la destra governa da 5 anni. Proprio oggi centinaia di persone esasperate hanno occupato la ASL dell’Aquila, contro lo sfascio della sanità pubblica. La Regione ha perso moltissimi reparti d’eccellenza e paga 108 milioni di mobilità passiva obbligando migliaia di persone a farsi curare in altre regioni, alle quali gli abruzzesi pagano servizi e personale. Negli ospedali abruzzesi mancano presidi sanitari fondamentali, mentre i pronto soccorso sono in continua emergenza e gli operatori sanitari esausti. Le liste d’attesa sono ormai infinite tanto che il 7% dei cittadini e delle cittadine rinunciano alle cure. Il collasso in atto tra l’altro fa si che il personale non solo sia insufficiente ma venga spinto ad abbandonare la nostra regione verso sanità ben più accoglienti. Chiara conseguenza del blocco ai tetti di spesa che la destra non ha voluto affrontare. Mentre manca anche l’essenziale si annunciano progetti per i nuovi ospedali, strutture che sarebbero comunque inutili senza nuovo personale. Un disastro insomma. Un disastro che il Governatore Marsilio conosce bene, visto che si è guardato bene dal farsi curare dalla sanità che amministra, vivendo a Roma. L’autonomia differenziata per l’Abruzzo significherà perdere almeno 400 ml di euro di trasferimenti, il regalo dei patrioti secessionisti. E’ ormai più che evidente che il governo e le destre stanno cercando di uccidere la Sanità pubblica ma noi lo impediremo”. Così il senatore del Pd Michele Fina nel corso del suo intervento in replica nell’aula di Palazzo Madama.


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