Dario Franceschini, si aspettava una sconfitta così pesante per il Pd alle comunali?
«La sconfitta è evidente ma non capisco la sorpresa per la vittoria della destra». È normale che nei capoluoghi il centrosinistra vinca solo a Vicenza? «Tanti fattori concomitanti spiegano il risultato. Il primo è un`onda di destra che riguarda tutta l`Europa. Il secondo elemento è fisiologico, ci sono pacchi di studi a dimostrare che in tutti Paesi del mondo, quando si vota nel primo anno di governo, c`è un effetto trascinamento. Infine c`è il terzo elemento, tutto italiano, e cioè una maggioranza unita e una minoranza divisa». Ma molti attendevano un effetto Schlein già in questa tornata.
Teme conseguenze sulla nuova segretaria?
«Nessuno ha la bacchetta magica, nemmeno Schlein. Mi rattrista un po` che le lezioni del passato non bastino mai. Tutti i leader del Pd, sottoscritto compreso, hanno subito dal primo giorno una azione di logoramento. Allora dico: fermiamoci. Il risultato di queste amministrative non può diventare un alibi per iniziare una normalizzazione di Schlein. Lasciamola lavorare libera, non bisogna ingabbiarla».
Chi vuole ingabbiarla?
«Non penso a qualcuno in particolare, ma vedo un clima insidioso. Si rischia che un risultato negativo di cui Schlein non ha alcuna responsabilità venga usato per iniziare a indebolirla. Anziché processi, facciamo semmai analisi, è sempre più evidente che siamo davanti a un ritorno del bipolarismo. Le leggi elettorali a tutti i livelli spingono verso due coalizioni che si fronteggiano».
Ma, appunto, una coalizione c`è e dell`altra non c`è traccia.
«Veniamo da due legislature in cui i confini tra i poli si erano annacquati. Stavolta è diverso. Io penso che, più questa legislatura andrà avanti, più evidente sarà il solco che divide maggioranza e opposizione in Parlamento. Ci piaccia o no, il governo andrà avanti fino in fondo, dobbiamo ragionare su un tempo lungo, abbiamo quattro anni a disposizione».
Quattro anni per fare cosa, in concreto?
«Un lavoro lungo su due fronti. Primo fronte, Pd. Secondo fronte, coalizione. Schlein ha già fatto bene al partito, con le primarie ha cominciato a recuperare consensi dall`astensionismo e dai tanti delusi di sinistra. Le va lasciato completare questo lavoro fondamentale. Quanto alla coalizione, alle europee si vota con il proporzionale, ci sta che i singoli partiti lavorino sulla visibilità, lo vedremo anche a destra, però sono pronto a fare una scommessa sul risultato delle europee».
Mettiamo a verbale.
«Si voterà quando il governo avrà quasi due anni di vita e si vedrà che la somma dei partiti di opposizione sarà superiore alla somma partiti di governo. So bene che non basta una operazione aritmetica, però il risultato creerà un clima nel paese. Gli elettori diranno con chiarezza alle opposizioni: se state insieme potete vincere, divisi non ci potete neanche provare». Anche nel settembre scorso era chiaro, eppure è finita come è noto. «Rifare l`errore sarebbe delittuoso, non ci verrebbe perdonato».
Lei forse parla per il Pd. Ma è sicuro che i potenziali alleati condividano?
«Non dobbiamo seguire la formula del tutti contro la destra, indipendentemente da programmi e contenuti. Usiamo questo periodo all`opposizione per preparare terreni comuni a cominciare dalle battaglie parlamentari, per esempio su salario minimo e sanità. Quel solco tra destra e sinistra si allargherà e avvicinerà le forze di minoranza al di là della volontà dei singoli».
Conte si convincerà a stare con Renzi e viceversa?
«Le reazioni ora saranno di certo negative ma il tempo aiuterà a vedere le cose in modo diverso. Ho lavorato con entrambi, come con Calenda, che ha ragione quando dice che non si può costruire un`alleanza sulla paura della destra. Servono contenuti e apertura reciproca. Poi penso anche ai sindaci e a personalità non strettamente inquadrabili nei partiti, come Giuseppe Sala e Gaetano Manfredi».
Sicuro che Conte si collochi con certezza nel campo progressista?
«I 5s sono partiti come forza antisistema ma il loro percorso di governo con noi, prima con il Conte bis e poi con Draghi, li ha spostati nel campo progressista, tanto è vero che molti si sono allarmati che potessero toglierci voti da sinistra. Un dato politico che come Pd dovremmo rivendicare di più».
La destra ha il consenso popolare, per ora.
«La globalizzazione ha costruito nuove paure e la crisi derivante dalla pandemia le ha accentuate. La destra le cavalca offrendo risposte semplici, protettive. Ma la sinistra può offrire migliore protezione su lavoro, salute e ambiente. Senza negare le ragioni delle paure, che sono reali, abbiamo soluzioni in linea con i nostri valori».
Il premier spagnolo Sanchez ha offerto risposte, tanto che molti dem lo usavano come esempio da seguire. Si è appena dimesso dopo aver perso male una tornata amministrativa.
«Sanchez ha deciso di rilanciare andando al voto. Vedremo come finiranno le elezioni».
Teme derive autoritarie negli Stati dove avanzano i sovranisti?
«Se qualcuno ci provasse, le nostre democrazie resisterebbero, hanno anticorpi solidi».
L`Italia può permettersi una svolta presidenzialista?
«Penso che il governo farà faticati portarlo a casa, tutti quelli che hanno provato a cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza sono finiti male. Di sicuro non cambieranno la legge elettorale costruita sulle coalizioni».
Tornando su Schlein, nel Pd c`è chi rimprovera alla segretaria poca nettezza nelle scelte.
«Sono spesso le stesse persone che l`accusavano di essere troppo netta. Bisogna resistere alla tentazione dell`autolesionismo».
Si dice anche: dietro Schlein c`è Franceschini.
«Una tesi che rivela una misoginia di fondo, l`idea che dietro una giovane donna debba esserci per forza un uomo che la manovra».
Non c`è Franceschini dietro Schlein, ma non vorrà negarle un consiglio in questo momento.
«Il mio consiglio è esercitare al massimo la dote della pazienza».


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