‘Inserire la Ketamina, farmaco anestetico dissociativo di uso umano e veterinario, nella Tabella I della Convenzione Onu di Vienna del 1971, ovvero tra le sostanze che, considerato il loro potenziale, comportano un grave rischio per la salute pubblica, come chiede la Cina, potrebbe comprometterne l’uso per l’attività chirurgica molto diffuso nei Paesi occidentali e nei Paesi in guerra’. Lo afferma la senatrice Nerina Dirindin, capogruppo in commissione Sanità in un’interrogazione rivolta ai ministri per gli Affari esteri e Cooperazione internazionale e della Salute, sottoscritta dai colleghi di commissione Maturani, Bianco e Mattesini e presentata anche alla Camera dall’ on. Pia Locatelli, della Commissione Affari Esteri e Comunitari.
‘La Ketamina – spiega Dirindin nell’interrogazione – è un farmaco anestetico considerato tra i più maneggevoli e con un ampio profilo di sicurezza rispetto agli altri agenti anestetici, per questo è ampiamente utilizzata per interventi chirurgici, anche in condizioni di emergenza, soprattutto in campo pediatrico, traumatologico e in ambito veterinario. Inoltre  la ketamina è uno dei principali anestetici utilizzati nei Paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa, come confermato anche dai Rapporti dell’OMS’.
‘La Cina già nel 2012 – ricorda Dirindin – aveva però sollevato preoccupazioni riguardanti la produzione illecita di ketamina ma il Comitato di esperti sulle dipendenza delle droghe dell’Organizzazione Mondiale Sanità, ECDD, ha concluso di non raccomandare l’inserimento della ketamina nella Tabella I della Convenzione di Vienna del 1971. L’inserimento comporterebbe, infatti,  gravi ripercussioni in particolare per l’attività chirurgica e veterinaria nei Paesi sviluppati e gravissime ripercussioni nei paesi colpiti da guerre, in stato di emergenza o in via di sviluppo, laddove la ketamina non sarebbe più facilmente procurabile’.
‘Alla luce di queste raccomandazioni – insiste Dirindin – chiediamo al Governo italiano di spiegare perché, e con quali motivazioni,  l’Italia si sia già espressa a favore della richiesta avanzata dalla Cina, come emerge dalla documentazione prodotta per la  prossima sessione della Commissione ONU sulle droghe Convocata a Vienna dall’8 marzo a 17 marzo 2015, mentre molti paesi (Germania, Spagna, Svizzera, Austria, Belgio, Polonia, ecc.) hanno espresso posizione contraria alle restrizioni richieste dalla Cina o hanno rinviato alle raccomandazioni dell’OMS’ conclude Dirindin.