“Approvata al Senato la riformulazione dell’emendamento di Massimo Mucchetti sulla introduzione in Italia di una webtax alla manovra di bilancio”.
E’ quanto annuncia il senatore del Partito democratico Silvio Lai, relatore del decreto fiscale, commentando l’avvenuta approvazione nella legge di bilancio della norma sulla web tax proposta dal Pd.
“Con webtax si indica la proposta di legge che punta, nell’era dell’economia digitale, alla regolamentazione della tassazione per le multinazionali che operano in Rete, con l’obiettivo di garantire equità fiscale e concorrenza leale. “Il web ha introdotto la necessità di introdurre una nuova modalità di tassazione sulla transazione digitale che non corrisponde più ai confini degli stati. Un’impresa può stare dunque in uno stato a bassa tassazione e competere nella vendita di un prodotto in uno stato con diversa tassazione avvantaggiandosi rispetto alle imprese residenti, generando cosi una concorrenza sleale sul mercato locale. L’Europa discute da diverso tempo sulla necessità di intervenire unitariamente ma non è stato ancora trovata una soluzione condivisa“.
“L’Italia è così tra i primi paesi a introdurre una forma di web tax come forma di contrasto alla elusione fiscale dei giganti del web – sottolinea l’esponente Pd – come strumento di intervento sulla concorrenza sleale tra imprese e sulla distorsione esistente tra grandi imprese del web e piccola produzione. Resta comunque la necessità di avere un intervento perlomeno europeo perché un’azione solo di uno stato non è sufficiente a garantire un efficace soluzione del problema. L’imposta si applica sull’ammontare dei ricavi, relativi alle prestazioni di servizi mediante mezzi elettronici, al netto dell’iva. Per valutare la dimensione di maggior gettito si è presa come base di partenza i dati sulle transazioni di pubblicità online che vale oltre 3,8 miliardi di euro nel nostro Paese. Secondo i dati AGCOM i ricavi da pubblicità online realizzati in Italia sono riconducibili per il 50% a soggetti aventi sede legale in UE e per la restante parte in Italia“.
“L’entrata di 114 milioni di euro è dunque una previsione prudenziale che tiene conto di uno dei parametri di mercato digitale misurabile e può essere soggetti a variazioni“ conclude Lai.


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