Nicola Latorre, Pd presidente della commissione «Difesa» del Senato. Il G7 in Puglia cosa significa?
«Dobbiamo essere grati al governo Renzi per aver deciso di svolgere il G7 a Bari, un riconoscimento al ruolo della nostra Regione e della città. Sarà un`ulteriore occasione per ribadire l`impegno italiano affinché le politiche economiche e di bilancio privilegino la crescita rispetto all`austerità. In questo quadro anche in Italia occorre prendere atto che non esiste sviluppo senza un rilancio del Mezzogiorno».
Dopo le primarie, si dice sia nato il partito di Renzi. Che dice?
«Sbaglia chi bolla lo straordinario processo democratico delle primarie Pd come l`incubatrice del “partito di Renzi”. Siamo ad oggi l`unico soggetto politico in grado di portare due milioni di elettori a votare in una domenica di ponte tra il 25 aprile e il 1 maggio. Basta guardare a quello che è successo in Francia con l`elezione di Macron, verso cui saremo sempre riconoscenti per aver arginato
il rischio del nazionalismo della Le Pen, per comprendere che il modello di partito socialista fin qui conosciuto è in crisi. Invece il Partito Democratico italiano, pur con le sue difficoltà e processi dolorosi come quello dell`incomprensibile scissione, continua ad essere un soggetto politico di forte attrattiva per gli elettori di centrosinistra. Consiglierei di non disperdere questo grande patrimonio con facili etichette che non rendono giustizia agli sforzi di Matteo Renzi e di tutti i cittadini che con il loro voto continuano a credere nel Pd».
Si può pensare a una gestione unitaria del Pd?
«È quello che mi auguro. Con il congresso spero si sia sgombrato il campo da polemiche pretestuose. Credo che la volontà unitaria di Renzi sia chiara, spero lo sia anche quella di Emiliano e Orlando».
Lei ha appoggiato Renzi. Quale consiglio darebbe al segretario per non ripetere gli errori del passato?
«Come è noto, la gente dà buoni consigli quando non può più dare il cattivo esempio. Non si tratta quindi di dare “consigli” ma di contribuire, per quel che è nelle mie possibilità, a tenere vivo il Partito Democratico attraverso il dialogo e la mediazione».
Il Pd apre a Pisapia, ma dice no ai traditori, agli scissionisti. Parole un po` troppo forti?
«Mi sono battuto con tutte le mie forze per evitare la scissione. Credo sia stato un danno per tutti. D`altro canto, abbandonare il proprio partito in polemica con il segretario e poi pensare di allearcisi per convenienza elettorale è uno schema perdente e che non mi pare sia neanche all`ordine del giorno. Vedo che ne scrivono molto i giornali ma non so quanto questa ipotesi abbia un fondamento all`interno di Mdp. Quanto a Pisapia, vedremo con quali proposte si presenterà al Paese».
Che vuol dire ai compagni di una vita come Bersani e D`Alema?
«Sono appunto i compagni di una vita, nel caso di D`Alema anche di più, e le amicizie e gli affetti non si cancellano in virtù di scelte politiche differenti».
Legge elettorale. Si parla ma la sensazione è che non se ne farà nulla. Qual è la sua idea?
«Man mano che il tempo passa, è sempre più chiaro che si vuole utilizzare l`assenza della legge elettorale per giustificare la sopravvivenza della legislatura. Così alimentando un progressivo logoramento del governo e un inquinamento del dibattito politico. Personalmente penso che il Governo debba riprendere in mano il tema della legge elettorale che aveva finora giustamente consegnato all`esclusiva gestione del Parlamento. Tra l`altro va superata l`assurda anomalia di non poter votare, non perché sia giusto continuare a far lavorare il governo sulle riforme avviate ma perché non c`è una legge elettorale. In una democrazia degna di questo nome deve essere possibile votare in qualsiasi momento e oggi la giusta esigenza di arrivarealla fine della legislatura deve essere il frutto di una scelta politica trasparente e non di comportamenti ipocriti».
Tema alleanze: con il sistema elettorale attuale sarete costretti ad allearvi o con Grillo o con Berlusconi. Lei con chi vorrebbe stare?
«Come è noto, quando c`è una legge proporzionale gli alleati non si scelgono. Vedremo quale sarà il primo partito del Paese e se come credo sarà il Pd, dialogheremo con chi vorrà assumersi con noi la responsabilità di governo sulla base di un chiaro programma di legislatura».
Renzi candidato-premier?
«Per lo statuto del Partito Democratico, Renzi è già il candidato premier. Penso che la forza della sua leadership sia la migliore risposta per gestire una fase delicata e complicata come quella attuale. Le elezioni in Olanda, in Austria e in Francia sono un ottimo segnale ma guai ad abbandonarsi al pensiero di avere già la vittoria in tasca. L`Italia sarà immune dal rischio dei nazionalismi e dai populismi se saprà dare agli elettori un`alternativa credibile e risposte al sentimento di paura che c`è nel Paese. Siamo ancora in mezzo al guado ma la vittoria di Renzi è un punto di ripartenza fondamentale».


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