Nel calvario della progressiva desertificazione del Sud c’è un passaggio che se non fosse previsto per legge suonerebbe ironico: l’analisi costi-benefici, uno studio demandato a una specifica struttura tecnica del ministero delle Infrastrutture e trasporti (Mit) istituita dal precedente governo per volontà dell’ex ministro Toninelli. AI Sud i collegamenti scarseggiano, i binari si fermano all’improvviso come nel Far West. i viadotti restano sospesi nel vuoto non crollo, tipo Ponte Morandi, ma perché prosciugati i fondi s’è bloccato il cantiere. Definire costi e benefici dinanzi a questo sfacelo ancora più che ironico sembrerebbe provocatorio.
Salvatore Margiotta è un senatore dem di provata esperienza. A differenza di altri sottosegretari spalmati dove capita, lui, ingegnere idraulico, ha avuto le Infrastrutture e i Trasporti anche la delega specifica ancora non c’è. la ministra Micheli per ora è stata troppo indaffarata per decidere. Però una cosa l’ha ribadita proprio ieri: tra le priorità del governo ci sarà il piano straordinario di investimenti infrastrutturali, con la realizzazione di linee ferroviarie di alta capacità di cui il Sud è privo.
Sottosegretario Margiotta a che punto è lo stato dell’arte?
«Il gap strutturale con il Nord è sempre più aumentato. Il governo deve dare un segnale forte, dimostrare che vuole andare in controtendenza. Lo stesso pœmier Conte ha più volte parlato di progetti ambiziosi, primo fra tutti l’alta velocità fino a Reggio Calabria. senza dimenticare la parte adriatica. È maturo il tempo per un grande piano infrastrutturale».
Il governo per ora però è stato impegnato soprattutto in liti.
«Mi sembra che ci sia una nuova consapevolenza, ci sono opinioni condivise anche con esponenti del M5S qui al Mit. Ci sono progetti da sbloccare e portare avanti». La principale occupazione dell’ex ministro Toninelli è stata bloccare le grandi opere al Nord. Al Sud converrà che non molto da bloccare…
«Ma questo lo ha detto lei. Io guardo avanti e dico che ci sono molte cose da fare. A partire dalla 106 ionica, in Sicilia ci sono appalti, cantieri e progetti, operati per svariati miliardi. Ma come di recente ho detto rispondendo a una interrogazione del senatore Germanò. Molte opere sono bloccate per il fallimento delle imprese. È il caso della Tecnis e della Cmc. Un effetto della crisi che ha determinato un danno enorme. E non solo al Sud, anche in centro Italia. A Rieti e nelle Marche, ad esempio, per il fallimento di Carina»
L’impegno a investire una quota pari al 34% circa nelle opere pubbliche al Mezzogiorno, per anni è rimasto sulla carta. Ora è stato scritto nero su bianco. Cambierà finalmente qualcosa?
«Lei ha toccato il vero problema, un problema enorme. Perché anche in passato avevano messo in bilancio risorse rispettando la quota, a volte anche superiore, fino al 40/42%. II fatto è che però tra programmare un’opera e la spesa reale c’è un delta. Si spende una media del 20%, ovvio che il realizzato sia molto minore del programmato».
Di chi è la colpa?
“Molto dipende dalla cornice di contorno. I grandi concessionari del Nord hanno senz’altro interesse a che un’opera si completi, e gli enti locali hanno strutture amministrative in grado di far quadrare i conti. Al Sud i tagli hanno inciso in profondità, modificando anche organici e competenze.
Manca una cabina di regia. E la Cassa depositi e prestiti lesina i finanziamenti al Sud.
«Non credo che la causa sia solo in questo. risorse ci sono e se non ci sono si trovano. Il vero snodo sta nel trovare il modo di velocizzare le azioni. Il Mit ha una macchina efficiente ma anche Anas e Rfi possono la loro parte. E Invitalia in fase di gara ha ottenuto ottimi risultati. Ma la svolta ci sarà se riusciremo a velocizzare. Se Cristo si è fermato a Eboli l’alta velocità non può fermarsi a Salerno, dovrà arrivare almeno a Reggio Calabria. E poi, parlo da lucano, faremo di tutto per realizzare la Ferrandina-Matera, altra opera essenziale. Per riuscirci ci sarà bisogno però innanzitutto di un governo che duri e abbia un orizzonte di legislatura e non sarà semplice se permarrà un tasso elevato di constante litigiosità».


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