Da anni sentiamo ripetere che il Mezzogiorno può essere non la palla al piede ma l`opportunità dell`Italia perché, in quanto zona sottosviluppata, con le giuste politiche può crescere a ritmi elevati trainando il resto del Paese. Una considerazione che è diventata, però, un vuoto slogan, senza che nessuno sia stato capace di tradurla in azioni pratiche. In quest`ottica, la prima domanda da porsi è: ma che tipo di sviluppo è auspicabile per il Mezzogiorno? Puntare sull`industria, sul modello del Nord, o campare solo di turismo, come sostengono molti? Giusto salvaguardare quelle poche oasi felici di manifatturiero che ancora resistono.
Giusto anche puntare su un`industria dell`accoglienza più organizzata ed efficiente, ma per una vera prospettiva di crescita del Sud non basta: è necessario guardare oltre, proiettarsi nel futuro. Altri Paesi avanzati si sono mossi per tempo, trasformando le proprie economie, noi no. L`obiettivo è costruire un`economia basata sull`innovazione, dove le imprese utilizzino lavoratori con elevata istruzione e creatività. Parliamo di imprese di.advanced manufacturing.o della.information technology, di imprese impegnate nelle biotecnologie, nella robotica, nelle nanotecnologie, ma anche nell`entertainement. In questo modo si creerebbe occupazione «diretta», dando lavoro a figure professionali generalmente ben retribuite come ingegneri, matematici, statistici, scienziati e designer. Ma si creerebbe anche occupazione «indiretta» nei servizi locali, perché queste persone potrebbero attestarsi su buoni livelli di consumi generando, secondo alcune stime, fino a 5 posti di lavoro «indiretti» per ogni posto «diretto».
Ma come si può creare un`economia post-industriale al Sud? Attirare grandi imprese innovative straniere come Google, Facebook, Amazon, Apple e simili non è impossibile, ma è necessario creare «l`ecosistema».
Le imprese innovative vanno dove è meglio stimolata la creatività delle loro persone perché così producono nuove idee. Il nostro Mezzogiorno ha paesaggi, clima, cibo, cultura, storia e capitale umano unici al mondo ma, per diventare competitivo, deve saper offrire anche quella normalità fatta di meno burocrazia e meno criminalità. Allora perché non mettere in campo un progetto pilota e cercare di realizzarlo? Bagnoli – di cui ormai si parla solo per la nomina del commissario, che sembra in dirittura d`arrivo dopo troppi ritardi, e non per le prospettive che può offrire – può essere il luogo adatto per un mega.campus aziendale sul modello della SiliconValley degli Stati Uniti o del Parco tecnologico di Sophia-Antipolis in Francia. Si potrebbe far leva su Città della Scienza, realizzare finalmente quei lavori sempre rimandati come il lungomare, gli hotel, la spiaggia, il porto turistico, e creare così uno spazio unico al mondo dove ospitare menti innovative, fermando la fuga dei cervelli, ed attraendone altri dal resto del mondo: il Bagnoli Innovation Lab. E da questo centro far partire i raggi di una politica industriale e di sviluppo non assistenziale a sostegno delle nostre imprese innovative, spesso piccole e deboli finanziariamente, indirizzando su questa prospettiva i fondi europei, ma anche la liquidità della Cassa depositi e prestiti per finanziamenti – controgarantiti dallo Stato a imprese innovative che, crescendo, possano disegnare il futuro del Mezzogiorno e dell`intero Paese.

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