Sandra Zampa, senatrice Pd, prodiana, Elly Schlein ha rinunciato al proprio nome sul simbolo. Lei come avrebbe accolto l`ipotesi?
«Mi sarei opposta, credo che questa mossa avrebbe portato più danni che benefici. Ma la segretaria avrà fatto lo stesso ragionamento, meglio così».
Resta la candidatura come capolista in due circoscrizioni, ma Schlein ha chiarito che, se eletta, non andrà in Europa. Lei si era già detta contraria. Ribadisce?
«Non sono cambiate le condizioni. Primo: la presenza della segretaria da capolista svantaggia le altre donne. Secondo: una candidatura a cui non segue la presa in carico del seggio è un`operazione di marketing che non ci appartiene».
E il valore aggiunto che porta?
«E chi lo dice?»
I sondaggisti.
«Rispetto il loro lavoro. Ma dov`è la prova del contrario? Chi ci dice come sarebbe andata, invece, schierando tutti candidati reali? E poi rimane un dato etico sostanziale».
Ovvero?
«Candidarsi in Europa per poi non andare è una proposta falsa. Stiamo dicendo una bugia. Siamo certi che i nostri elettori lo apprezzino? Che si trasformi in un surplus di voti?»
A destra dicono di sì…
«E qualcuno ha mai chiesto agli elettori di destra se preferiscono la finta candidatura dei leader a dei candidati veri?».
Era contrario anche Prodi.
«Che, per inciso, rimane l`unico ad aver vinto delle elezioni. E lo ha fatto non certo mettendosi sullo stesso piano del suo avversario, piuttosto mostrandosi radicalmente opposto a Berlusconi, nettamente alternativo. In tutto, dal modo di porsi all`idea di Paese. In più Romano faceva quello che diceva, e io credo che questa sia la prima regola in politica: dici quello che fai e fai quello che dici»
Il professore ha messo in guardia Schlein più volte sulla candidatura. Perché non è stato ascoltato a suo parere?
«Non credo che debba essere ascoltato a tutti i costi, chiariamo. Ma magari una telefonata per spiegare le proprie ragioni e motivare la propria scelta…».
Non le risultano contatti recenti tra Prodi e Schlein?
«No. Ma andrebbe chiesto a Schlein e a Prodi».
Intanto, mentre parliamo, la Basilicata è persa…
«Non credo che quel voto possa essere un metro nazionale. Ma di sicuro dimostra che il balletto infinito sulle candidature non paga».
Meglio le primarie?
«Credo siano sempre meglio le primarie, che offrono regole chiare e certezze sul futuro. Ma mi pare che a criticarle, ormai, siano sempre più spesso coloro i quali prima hanno fatto di tutto per farle andare male. Il che è come lo chef che brucia la frittata e poi dice: ecco, vedi, non andava fatta».
Crede che il malumore nel partito inficerà la campagna elettorale?
«Credo proprio di no. Tutti lavoreremo a testa bassa per far sì che queste elezioni vadano al meglio. E se i risultati daranno ragione alla segretaria ne prenderemo atto. Se non
dovesse essere così, mi auguro si aprirà la riflessione che è stata più volte annunciata e poi sempre rimandata».
Una nuova leadership?
«No, non è quello il modo per risolvere i problemi». Allora? «lo continuo a pensare che nostra proposta sia la migliore in campo. Perciò ritroviamoci, tra noi e con i militanti, e facciamo finalmente sbocciare questo partito».


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