‘Oggi la politica sta cercando di ricominciare ad avere quella credibilità che permetta di chiedere agli altri, a cominciare dalla pubblica amministrazione, di fare quei sacrifici o meglio di fare fino in fondo ciò che ci viene richiesto. La riforma del Senato che stiamo votando è certamente emblematica della volontà di riprendere una responsabilità forte in capo alla politica, ma allo stesso tempo di richiederla a chi insieme alla politica è chiamato a perseguire l’interesse pubblico. Un piccolo-grande elemento di questa svolta nel decreto-legge di cui stiamo discutendo è, pur essendo un decreto ‘millenorme’ lunghe e complesse, soprattutto la mancanza quasi totale di rimandi ai decreti attuativi. È una piccola-grande rivoluzione’. Lo dice nel suo intervento in aula sul decreto Pa il senatore Stefano lepri, vice presidente del Gruppo del Pd. ‘Certamente non è una rivoluzione che va nel senso della semplificazione legislativa perché il testo è particolarmente complesso e, per certi versi, necessita di molti rimandi. Quel che è certo – continua il senatore del PD – è che c’è una volontà da parte del Governo e del Parlamento di fare in modo che queste norme siano immediatamente applicabili e immediatamente attuate’. ‘Che non si tratti poi semplicemente di declamazioni ma indiscutibilmente di interventi di grande efficacia salvo poi essere smentiti purtroppo, lo dicono molti titoli. Basta trattenimento in servizio e no alle consulenze. Poi il tema della mobilità. Si esordisce in modo molto semplice: le amministrazioni. Innanzitutto le amministrazioni con la «a» minuscola, è già una grande rivoluzione. Non si dice: lo Stato, le articolazioni periferiche, le Regioni, gli enti. Si dice «le amministrazioni» cioè tutte le amministrazioni sono chiamate finalmente ad operare insieme affinché il principio della mobilità, un principio sacrosanto nell’interesse del pieno utilizzo delle risorse umane della pubblica amministrazione, possa essere finalmente applicato. In tutte le amministrazioni, in tutti i comparti è possibile operare questa mobilità, pur con tutele importanti. Si pensi ancora alla possibilità di attivare questa mobilità, anche se disponibili ad assumere una posizione, sia dal punto di vista dell’inquadramento e delle mansioni che dal punto di vista economico, di livello inferiore. Il che talvolta è una inevitabile e sofferta necessità per chi si ritiene non valorizzato o per chi ritiene, più opportuno fare un passo indietro, che peraltro si consente di rifare in avanti nella nuova collocazione affinché il lavoratore possa trovare in una nuova collocazione un’idonea opportunità’. ‘Cito per ultimo l’importante indicazione, secondo cui occorrerà per i magistrati di qualsiasi tipo prendere atto della necessità di uscire dal ruolo, quindi andare fuori ruolo qualora intendano assumere incarichi extragiudiziali. Anche questa è una piccola grande rivoluzione’. ‘Nessun intervento punitivo: semplicemente un primo segnale forte – conclude Lepri – per una nuova responsabilità collettiva dove la pubblica amministrazione si rimette in gioco insieme ad una politica più coraggiosa’.

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