La legge sulle unioni civili è una nave nel mare in tempesta, e questo era noto. È arrivata in aula senza relatore, a causa dell’ostruzionismo di Ned e FI che ha costretto ad interrompere la discussione in commissione giustizia. Non ha il sostegno formale del governo di coalizione che, com’era accaduto per il divorzio e l’aborto, ha lasciato al parlamento la definizione di un testo su cui ci sono posizioni assai diverse nell’esecutivo.
Incontra divisioni all’interno di tutte le forze politiche, dal Pd, dove le contrarietà si sono palesate, al M5S dov’erano finora rimaste sotto traccia. È sottoposto a centinaia di emendamenti capestro, soprattutto a firma della Lega, che non intervengono nel merito, ma puntano a scardinare la legge attraverso il ricorso a voti segreti a raffica. Incontra un potente e agguerrito avversario extraparlamentare in quella parte della Gei che fa riferimento a Bagnasco, più legata al tradizionale interventismo del Vaticano (fino alla recente richiesta di voto segreto sul provvedimento da parte di Ruini) che non alle aperture di Francesco.
Da ieri è di fronte ad una nuova difficoltà. Il M5S, che fino al mattino aveva confermato il suo assenso al voto su un emendamento premissivo (il cosiddetto canguro Marcucci) che avrebbe fatto decadere molti degli emendamenti ostruzionistici, ha improvvisamente e senza preavviso cambiato posizione in aula, mettendo gli alleati di fronte al venir meno dei numeri necessari e alla necessità di un rinvio del voto sul provvedimento. Al di là del merito di quel voto (gli emendamenti tagliola sono invisi tutti, anche se in certe circostanze sono l’unica risposta a un ostruzionismo paralizzante) il fatto politico destabilizzante è stato ü tradimento della fiducia da parte di chi avrebbe dovuto rappresentare il principale compagno d’avventura in questa difficile navigazione.
É noto che dentro il Movimento molti, da Di Maio in giù, hanno forti perplessità sull’intero impianto della leg¬ge, ma gli impegni assunti città per città dai portavoce 5S con la comunità Lgbt e le famiglie omogenitoriali lasciavano sperare in una prevalenza del merito sulle ragioni della politica politicista.
Questo trappolone è avvenuto su una questione procedurale. C’è da augurarsi che il desiderio dei pentastellati di approfittare di ogni occasione per mettere in difficoltà il Pd non si spinga a votare contro gli articoli della legge o a quegli emendamenti migliorativi già concordati da tempo. Non sarebbe il partito democratico a subire i principali danni, ma i diritti umani delle persone omosessuali e delle loro famiglie che ancora una volta rischiano di essere rinviati a tempi migliori dall’incapacità della politica a fare il proprio dovere.
Adesso bisogna andare avanti. Matteo Renzi si è impegnato di fronte al paese ad approvare questa legge: le unioni civili senza adozioni, ma con la possibilità di riconoscere il figlio del partner (il configlio, come suggerisce l’Accademia della Crusca). I voti in aula possono esserci, se non verrà meno la consapevolezza che una legge come questa rappresenterebbe un passaggio storico per il nostro paese e la risposta, assai tardiva, alla negazione di diritti fondamentali denunciata a più riprese della Corte costituzionale.
L’assenza di una legge che tuteli il diritto alla vita familiare di una parte dei cittadini rappresenta ormai un’emergenza democratica per cui l’Italia è stata sanzionata dalla Corte europea dei diritti umani. Questi pochi giorni di sospensione del dibattito servano a rimettere in moto la nave, perché l’assenza di quell’approdo è ormai una vergogna nazionale.


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