Doris Lo Moro presiede la Commissione d`inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali. È una deputata calabrese del Pd. In queste settimane la Commissione che guida ha fatto tappa in alcune regioni del Sud, dove si verifica il maggior numero di atti intimidatori. Al telefono col Tempo, la Lo Moro precisa che i numeri sulle intimidazioni nel 2014 sono in fase di elaborazione, ma che un dato emerge con chiarezza: sono in aumento.
Onorevole, i nostri amministratori locali continuano a rimanere nel ‘mirino’?
«Purtroppo è così. Il numero di quelli ‘intimiditi’ è in aumento. Faccio un esempio riguardante la mia terra. Il questore di Cosenza ha affermato che il dato dei primi sei del 2014 nella sua citta è allarmante. Purtroppo l`attenzione su questi episodi è bassa. Martedì, comunque, incontreremo il ministro Alfano».
L`associazione immediata è ‘intimidazione uguale criminalità organizzata’. Ma è davvero così?
 «No, lo posso smentire, questo genere di intimidazione non è necessariamente collegabile alla criminalità organizzata. Certo, in alcune realtà è così, ad esempio a Reggio Calabria, dove quegli ‘atti’ sono più legati alla `ndrangheta. Ma nel resto della regione non è sempre così. Spesso, infatti, va guardato il contesto».
Cioè?
«Le faccio ancora l`esempio di Cosenza. Nel 2013 in quella provincia ci sono stati 6mila atti intimidatori in tutto, ma quelli verso gli amministratori pubblici sono stati 23. Voglio dire che è importante anche il contesto di violenza generale».
 Ma allora, se non sempre c`entra la criminalità organizzata, chi c`è dietro?
«Ad esempio chi, in questa drammatica situazione economica, e senza voler giustificare nulla, è arrabbiato per un diniego posto dal sindaco, o chi cerca di vendicarsi per una promessa, fatta o percepita come tale e poi non mantenuta. Ma in realtà spesso i colpevoli non vengono presi e l`impunità rinvigorisce il fenomeno».