“La Giornata della salute della Donna compie 9 anni! Quando abbiamo istituito questa giornata nel 2015, l’abbiamo immaginata come un appuntamento fondamentale nell’agenda salute di tipo periodico e strutturato, attraverso il quale coordinare le tante iniziative per promuovere e tutelare la salute delle donne su tutto il territorio nazionale. Cuore dell’Agenda Salute della Donna era per noi la prevenzione e le azioni condivise dalle società scientifiche, dal CSS, e partecipate dalle tante associazioni sul campo che ci hanno aiutati a costruire nuovi obiettivi di salute per le donne di tutte le età, con il coinvolgimento di tante professioniste che si occupano di salute e di sanità ad altissimo livello dal punto di vista scientifico, sanitario e organizzativo. L’obiettivo era di migliorare le condizioni di vita della donna e la sua salute che ricordiamoci essere, purtroppo, ancora molto fragile soprattutto nella terza e quarta età perché, se è vero che le donne vivono di più, è anche vero che vivono in modo peggiore gli ultimi anni della loro vita. A ciò bisogna aggiungere che dai dati del post Covid abbiamo visto crescere le diseguaglianze di salute in particolare per le donne. Per questo è molto importante che si riprendano, con un nuovo Piano, le azioni di prevenzione che ruotano attorno alla salute delle donne”. Lo dice la senatrice Beatrice Lorenzin, vicepresidente del gruppo del Pd. “Prevenzione – prosegue Lorenzin – che deve essere potenziata con urgenza negli screening, nelle chiamate attive, così come dare forza alla riforma dei Lea che prevedeva il loro costante aggiornamento e che invece si continua a far slittare. È un peccato che dall’approvazione dei LEA nel 2017 ancora siamo indietro sugli screening e assistiamo a troppe differenze nell’accesso alle terapie come per il cancro. Sulla procreazione medicalmente assistita (PMA) poi si è rimasti alla foto del 2018 con un grande divario regionale e troppo poca offerta nel pubblico. È evidente che è necessario investire di più sulla medicina di genere e sulla ricerca, così come rimane il dato che sempre meno donne sono presenti nei luoghi decisionali: da AIFA al CSS, un arretramento culturale e di prospettiva che non fa bene alla salute delle donne”.


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