Liste competitive aprendo anche al civismo sì, ma non a danno di uscenti e donne. Simona Malpezzi, senatrice, ex capogruppo dem a Palazzo Madama, spiega le ragioni dell`acceso dibattito sulle candidature dentro il Pd.
Senatrice Malpezzi, quali sono le candidature sul tavolo che vi preoccupano?
«Le preoccupazioni sono quelle emerse durante la segreteria e che abbiamo ribadito. È giusto che si continui con un confronto costruttivo per arrivare ad avere le liste il più competitive possibile. Dovranno tenere insieme la giusta apertura al civismo con la valorizzazione di chi ha già lavorato in Europa anche con ruoli di rilievo. E chi ha maturato competenza sui territori deve avere spazio».
L`obiezione sugli esterni è quindi a tutela degli uscenti?
«Obiettiamo all`ipotesi che tutti i capilista siano esterni. Anche per l`immagine di un Pd che ha personalità appartenenti alla sua storia, in grado di guidare le liste. Si rischia di sminuire il valore della nostra classe dirigente».
È un rischio anche che Bonaccini non sia capolista?
«Io ritengo che il presidente del partito, così come la segretaria, se si candidano, debbano guidare la lista».
C`è poi un rischio specifico per le candidate donne.
«La presenza di una capolista, espressione della società civile, e della segretaria nella stessa lista, penalizza di certo le donne. Anche per questo, se si candida, per me Schlein deve essere capolista».
Ma la candidatura di personalità oltre il perimetro del partito non è funzionale ad allargare il consenso?
«Non ho preclusioni nei confronti di candidati della cosiddetta “società civile”. Certo, possono allargare il bacino di votanti. Ma si allarga se si rappresenta tutti e quindi se si mantiene un equilibrio nelle scelte. Sono convinta che confrontandoci si troverà una soluzione che davvero possa rendere più forte il Pd. Le osservazioni fatte sono costruttive, tese a raggiungere due obiettivi: parlare a tutti e essere riconoscibili».
L`appello a «rappresentare tutti» si riferisce alla minoranza interna di cui sono esponenti alcuni uscenti che rischierebbero la rielezione? Pina Picierno potrebbe essere solo quinta in lista.
«Più che un problema di minoranza, il tema è riconoscere le storie di ciascuno. La legge elettorale per le Europee in Italia è diversa rispetto agli altri Paesi che non prevedono preferenze e vedono gli uscenti valorizzati. E necessario: per lavorare nei gruppi serve anche l`esperienza».
Ci sono problemi anche di merito politico? Si fa il nome del giornalista Marco Tarquinio, schieratosi contro la guerra in Ucraina: è un segnale che una parte del partito, quella nella quale si riconosce, non vorrebbe dare?
«Io appartengo alla vecchia scuola: chi si candida deve rispecchiare la linea del partito che se eletto rappresenterebbe».


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