Caro direttore, nei giorni scorsi sono stati diffusi dei dati sconcertanti che raccontano una nuova forma di dispersione scolastica legata non soltanto ai divari territoriali o al contesto socioeconomico, ma all`ansia, al non sentirsi all`altezza, all`incapacità di avere obiettivi e trovare motivazioni. Sono numeri implacabili: lo scorso anno la scuola ha perso 74mila ragazzi non per scarso profitto, ma per troppe assenze e chi frequenta le lezioni mostra spesso segni profondi di ansia, rabbia, stanchezza e sfiducia. Negli stessi giorni il ministro Valditara – dopo le parole in libertà pronunciate fin dal suo insediamento che esaltano una scuola del secolo scorso – ha pensato bene di inviare alle famiglie una lettera sull`orientamento scolastico declinato solo come job placement, avviamento al lavoro, invece che come lo strumento per provare ad aiutare gli studenti a scoprire i loro talenti, le loro potenzialità, quelle utili a realizzare i loro sogni. La scuola dovrebbe essere orientativa fin dal primo giorno: deve aiutare i più piccoli a scoprire e a scoprirsi favorendo l`elaborazione del pensiero perché, come dice il professor Parisi, il pensiero astratto è l`approdo a cui far arrivare i ragazzi e la scuola può indirizzare alle professioni ma prima deve aiutare gli studenti a decodificare il pensiero, a capire i fenomeni, ad avere gli strumenti per leggere la realtà, comprenderla anche nella capacità di interpretarne i simboli. In un momento in cui ci sono tanti ragazzi che rischiano di perdersi nella zona grigia degli abbandoni serve trovare la forza di osservare con maggiore attenzione i loro percorsi di studi, le competenze che hanno acquisito, lavorando con le famiglie che devono essere parte integrante dei percorsi orientativi, per guidarli in una scelta consapevole rispetto alle potenzialità del futuro ma anche positiva e in linea con i loro desideri. Questo significa provare a rendere felici le nostre ragazze e i nostri ragazzi e se uno studente è felice forse non abbandona la scuola. Parlare di felicità a scuola è più faticoso di elencare statistiche e suggerire l`iscrizione solo ad alcuni percorsi di studio, ma sicuramente più utile a aiutare i ragazzi a scoprire chi sono al di là di ciò che le famiglie o addirittura le Istituzioni immaginano per loro. La scuola è un luogo di vita dove si decide il proprio futuro e non semplicemente una struttura istituzionale. Per questo la scuola da sempre ha come sua missione quella di favorire la realizzazione di una crescita autonoma; l`opposto di chi vorrebbe forzare i percorsi o attribuire destini precostituiti in base a una visione classista delle scuole, qualunque esse siano. Tutti i percorsi hanno la stessa dignità e bisognerebbe operare in questa direzione. Ho insegnato per anni in una scuola sperimentale che aveva un biennio comune e un triennio di indirizzo dove i ragazzi di percorsi diversi si trovavano insieme su materie comuni. Questo consentiva ai ragazzi di scegliere con più calma, ma anche di fare in modo che gli studenti del professionale e quelli del liceo potessero mescolarsi, frequentando alcune ore in comune in cui poter scambiare e crescere nel pensiero. Non guardo al passato con occhio nostalgico, ma mi auguro che il ministro che sarà impegnato sui nuovi moduli per l`orientamento, così come previsto dal Pnrr, abbia il coraggio di agire questa sfida sulla dignità dei percorsi, sulla compenetrazione tra saperi, sul successo formativo. Che parte proprio dall`aiutare i nostri ragazzi ad essere felici.


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