‘Non conosco personalmente Stefano Bonaccini e Matteo Richetti e non mi auguro, come sento dire da tanti in queste ore, che possano provare la loro innocenza. Per l’ elementare ragione che in uno stato di diritto, il principio e la regola sono altri: è la magistratura che deve provare la loro eventuale colpevolezza. Ma se si è arrivati a questo, il motivo è profondo e, allo stesso tempo, semplice’. Lo afferma il senatore del Partito Democratico Luigi Manconi. ‘Ed è lo sprezzo verso le garanzie e i diritti dell’indagato – sottolinea Manconi – che uniforma l’intero sistema dei partiti, con la sola eccezione dei radicali e di qualche smarrito apolide della politica. Dunque, questo può essere il tempo giusto e l’occasione opportuna. Per tutti, e specie per il mio partito. Quando l’Anm si appresta condurre un’ eroica resistenza intorno al nobile principio – immagino di rilevanza costituzionale – della durata delle ferie estive, qualcosa di definitivo è già accaduto. Quando il mio partito decide di concedere l’autorizzazione per la più bizzarra richiesta di acquisizione di tabulati nel procedimento contro il senatore Antonio Milo, il rischio è che ormai sia troppo tardi. A meno che non ci si muova immediatamente. Decidendo da subito che: 1) un avviso di garanzia è, appunto, uno strumento di garanzia a tutela dell’indagato, che non deve comportare alcun pregiudizio nei suoi confronti; 2) la tutela dei diritti individuali dell’indagato vale per il nostro migliore amico così come per il nostro acerrimo avversario politico; 3) l’indipendenza della magistratura va difesa come un bene prezioso con il massimo rigore, ma senza che ciò comporti la minima sudditanza psicologica nei confronti di essa’. ‘Servono, dunque, norme incisive sulla responsabilità civile e sulla reale terzietà della magistratura giudicante – conclude l’esponente pd – E, ancora, interventi drastici su dispositivi e termini della custodia cautelare’.

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