Il decreto del Gip Bettarino, che non accoglie richiesta di immediata archiviazione, suona come critica a conclusioni indagini
‘Il decreto del Gip Giuseppe Battarino, che non accoglie immediatamente la richiesta di archiviazione, suona inequivocabilmente come una smentita radicale e come una critica incondizionata alle conclusioni delle indagini condotte dal pubblico ministero Agostino Abate’. Lo annuncia il senatore del Pd Luigi Manconi a proposito del caso Uva.
‘Il Gip – spiega Manconi – ancora prima che arrivasse la richiesta di opposizione all’archiviazione delle parti civili, ha scritto così nel suo provvedimento: ‘la stessa qualificazione giuridica dei fatti, risultante dall’iscrizione delle persone presenti all’interno della caserma dei Carabinieri come indagati per mere lesioni personali semplici, contraddice gli esiti argomentativi della sentenza n. 498/2012 (quella in cui il giudice, assolvendo il medico indicato dal pm come responsabile di omicidio colposo, chiedeva contestualmente che gli atti fossero rinviati alla Procura per indagare sulle ore in cui Uva è stato trattenuto in caserma) ed è […] apodittica, a fronte di un evento – la morte di Giuseppe Uva – da ritenersi allo stato privo di spiegazione giudizialmente accertata; tutto ciò comporta la necessità di ulteriore valutazione e fa ritenere non immediatamente accoglibile la richiesta di archiviazione’. La decisione del Gip conferma quanto detto già da altri due giudici e cioè che non tutto è stato fatto e che non tutto può essere sepolto sotto il mantello dell’archiviazione. Il Gip, per evitare ulteriori slittamenti in una fase in cui si è comunque molto vicini alla prescrizione, ha già fissato le date per le udienze. Il decreto apre senz’altro a scenari di contestazione di omicidio o di reati comunque più gravi rispetto alle lesioni volontarie, nonché a valutazioni sulla liceità dell’arresto e sull’ipotesi di sequestro di persona, con reati ipotizzati dalle parti civili fino al 2010 e presi in considerazione anche da altri giudici del Tribunale di Varese che si sono occupati del caso”

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