“Il voto sulla decadenza di Augusto Minzolini non è stato un atto di protervia, ma l’adempimento di un preciso dovere istituzionale affidato al Senato dalla stessa legge Severino, che subordina la decadenza dei parlamentari alla valutazione della maggioranza dei componenti dell’assemblea di appartenenza. E se valutazione deve esserci, non può che essere libera, altrimenti si sarebbe dovuta prevedere l’automatica decadenza dei parlamentari condannati come se fosse una pena accessoria attribuita dal giudice penale, non da un’assemblea parlamentare. E così, in piena libertà di giudizio, non ho potuto che esprimere le mie riserve con un voto conseguente. Riserve, innanzitutto, sul fatto che alla determinazione della pena inflitta a Minzolini, soprattutto nella sua entità, abbia contribuito una degnissima persona e un ottimo magistrato come Giannicola Sinisi, che però ha il non piccolo limite di essere stato parlamentare e rappresentante di governo dello schieramento avverso a quello di Minzolini. (Schieramento e governo, sia detto per inciso, di cui ho fatto e faccio parte). Non è un motivo sufficiente, questo, per dubitare che da una (peraltro lieve) sentenza di condanna debbano trarsi conseguenze che incidono direttamente sulla rappresentanza parlamentare? E allora leviamola questa valutazione della Camera di appartenenza e lasciamo ai giudici la responsabilità di decidere, in base a un mese in più o in meno di pena, chi abbia titolo per stare in Parlamento. Aggiungo due considerazioni. Uno: votando come ho votato, ho ritenuto di difendere in primo luogo l’indipendenza della magistratura che, solo dal non essere sospettabile di alcun legame o interesse o affinità o empatia col sistema politico, può ricavare il massimo di autorevolezza. Due: in parlamento siede attualmente un certo numero di magistrati. Se tra un anno, quando non sarò più senatore, dovessi commettere un qualsiasi reato, non sarei tranquillo se scoprissi che a giudicarmi fosse un magistrato non più parlamentare, ma che oggi lo è nella fila di Forza Italia o della Lega”. Lo dichiara il senatore Pd Luigi Manconi, presidente della commissione Diritti Umano


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