«Non possono esserci due linee politiche internazionali», dice il senatore democrat Andrea Marcucci riferendosi ali`M5s e, in particolare, a Giuseppe Conte che persegue una politica internazionale non in linea con governo e maggioranza.

Anzitutto senatore ci confermi: ora più che mai serve un chiarimento con i`M5s? E soprattutto quali sono i tempi?

«Sono molto d`accordo con quello che dice il sindaco di Firenze Dario Nardella: non esistono accordi a scatola chiusa, coni 5 Stelle serve un chiarimento vero ed approfondito».

Sono continui i distinguo di Giuseppe Conte: sulla politica estera e l`atlantismo, in particolare. E così, sembra di capire, non si può andare avanti.

«Come si fa ad immaginare una alleanza con due politiche internazionali anche molto diverse tra loro? Ci sono dei paletti che non si possono oltrepassare: l`europeismo e l`atlantismo. Aggiungerei anche il rapporto con il governo
Draghi. Il Pd si sente molto rappresento dal presidente del Consiglio, sulla guerra all`Ucraina ma anche in politica interna».

Crede che PM5s debba decidere una volta per tutte da che parte stare? Anche perché negli ultimi giorni sembra si stia saldando di nuovo un asse Conte-Salvini su una sorta di pacifismo…

«Conte e Salvini guardano ai sondaggi e credono di risolverei i loro problemi con posizioni strumentali. Io credo che il loro comportamento sia di una certa gravità, ci sono delle situazioni in cui l`interesse del Paese deve prevalere su ogni altro aspetto. Una guerra in Europa, è una di quelle situazioni.

Lei non è mai stato una grande fan del campo largo: crede sia stato facile profeta? Ma, soprattutto, se non decide il M5s non dovrebbero decidere allora a dire qualcosa i vertici del suo partito? Perché il Pd continua a tacere senza fare un plissé.

«Sfatiamo un luogo comune, io non ho mai sperato in una deriva, o in una sorta di ritorno alle origini dei grillini, per farmi dire che avevo ragione. Io ho detto allora e dico ora che le alleanze preventive non funzionano, se non si costruiscono sulla base di programmi compatibili. Non ho mai scritto che Conte era il punto di riferimento dei progressisti, e non penso neanche che sia la fonte di tutti i mali italiani. Le ripeto, vediamo i programmi e poi decidiamo. Non possiamo decidere ignorando i programmi».

I grillini sono in caduta e in molti comuni, al voto di giugno, non ci saranno: non è che a breve non saranno più così necessari per un`alleanza per le politiche? E con chi, in alternativa, fare squadra? Lei dice di “coinvolgere tutti i riformisti”: a chi si riferisce? Anche ai delusi e ai moderati di centrodestra?

«Non faccio previsioni sul voto amministrativo, il mio è un ragionamento concreto. Se dovessimo votare con l`attuale legge elettorale, e io spero di no, per battere Giorgia Meloni, servirà costruire un campo largo vero, con dentro tutti i riformisti ed avviando un dialogo anche con Forza Italia, che è una forza liberale. Non si può definire campo largo e poi ritrovarsi in un campetto. lo comunque sono tra coloro che si augurano dopo le amministrative, una nuova legge elettorale: su questo sono d `accordo con Conte al 100 per 100».

Lei dice che Di Maio è molto maturato e ha dato buona prova di sé al governo: sembra di capire che lei fa dei distinguo tra i grillini. Anche alla luce di alleanze future…

«Trovo che sia un bravo ministro degli Esteri e trovo ancora più paradossale che Conte voglia distinguersi proprio su questi temi. Il leader 5 Stelle contesta Draghi ma anche il principale ministro espresso dalla sua forza politica. Trovo che sia un fatto deprecabile».

In lo sono li berale, il suo libro appena uscito, lei dà un giudizio pessimo su Giuseppe Conte: lo dice in generale o rispetto alla trattative per il Colle?

«Nessun giudizio pessimo, credo che Conte, dopo l`uscita da. Palazzo Chigi, non ne abbia più azzeccate troppe. Nel mio libro, ripercorro le giornate del Quirinale, compilando una sorta di pagella finale e Salvini e Conte sono entrambi bocciati. In precedenza, come lei si ricorderà, io espressi un giudizio tutto sommato positivo sul Conte bis. che dovette affrontare la pandemia».


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