La diplomazia ha le sue esigenze e il capo dei senatori del Pd, Andrea Marcucci, che non è di osservanza zingarettiana, si muove felpato. Ma il suo messaggio è chiarissimo: percorso congressuale da aprire subito, per celebrare le assise in autunno. Marcucci parla nell`ennesima giornata che vede il suo partito sotto botta: il colpo ad Arcuri chiama in causa sia il governo Conte bis sia gli ambienti del Nazareno a cui l`ex commissario era vicino.

Gabrielli, Curcio ora Arcuri: in pochi giorni il presidente del Consiglio ha smantellato il sistema Conte-Speranza. Ci legge anche lei una bocciatura?

«Non credo che la valutazione di Draghi sia stata su ciò che è accaduto, ma su ciò che deve accadere. Il presidente del Consiglio, ritenendo che si stia entrando in una fase nuova, ha deciso di mettere in campo una squadra nuova che dovrà concentrarsi sul processo di vaccinazione che, nelle prossime settimane, deve garantire la riapertura del Paese».

In ogni caso, la caduta del governo Conte segna un`enorme sconfitta per la coalizione che l`ha difeso fino in fondo. Può un tale insuccesso restare senza conseguenze?
«È cambiato il governo, è cambiata la maggioranza, M5s si è spaccato sul sostegno a Draghi: le conseguenze ci sono state».

E nel Pd? Zingaretti è in discussione?

«Zingaretti è stato eletto alle primarie dove era chiaro il quadro: noi eravamo una forza antagonista tanto alla Lega quanto ai cinquestelle. La storia recente ci ha portato prima a dare vita al governo giallo-rosso, poi all`esecutivo di unità nazionale. Il contesto è cambiato: ecco perché per noi è corretto aprire una discussione congressuale in tempi ragionevoli per confrontarci sul nuovo progetto di Pd».

Per Zingaretti è ragionevole parlarne nel 2023. Qual è il suo punto di vista?

«lo credo che ora si debba collaborare alla riuscita del governo, quindi sia necessario lavorare per vincere alle amministrative e poi, nell`ultima parte dell`anno, si debba procedere con l`assemblea congressuale, che per il nostro partito si svolge in un periodo piuttosto lungo, non in una sola giornata. Vorrei cominciare a parlarne già all`assemblea nazionale della prossima settimana».

Bonaccini si sta scaldando: ci sono nomi alternativi?

«Il presidente dell`Emilia-Romagna è una risorsa autorevole per il Pd e per il Paese sia perché è stato in grado di battere le destre sia perché ha un programma riformista e una prospettiva vicina alla mia. Ma ci saranno altre opzioni: tanto sui territori quanto a livello nazionale c`è una classe dirigente valida».

Lei ha suggerito le dimissioni di Orlando dal vertice del Nazareno. La nuova vice-segretaria deve essere della minoranza?

«Spero esca un nome o, magari, due nomi condivisi da tutti: è una valutazione che farà Zingaretti in una logica unitaria».

Nel quadro mutato, l`alleanza con M5s per il Pd è l`unica strada?

«Dipende dalla legge elettorale. Il proporzionale con soglia di sbarramento alta, che è il sistema proposto dal Pd, non prevede la creazione di alleanze prima delle elezioni. Qualora rimanesse una legge con i collegi, bisognerebbe prima fare una verifica programmatica».

Una verifica prima di ricostruire l`alleanza con M5s?

«È chiaro che si deve partire dalle cose che vanno fatte, da un`idea di paese comune. Le alleanze si devono fare sui contenuti, fermo restando che alcune forze sono incompatibili». Insomma: l`alleanza a tre dovrà essere ripensata. «L`alleanza dovrà essere la più ampia possibile, ma con un fortissimo collante programmatico: dobbiamo sapere bene quale Italia vogliamo per il futuro».

Mettiamo che l`intesa con M5s vada avanti: Conte potrebbe essere il federatore della coalizione anche da capo politico del Movimento?

«Sono felice della scelta dei 5stelle, ma ora Conte è diventato un potenziale alleato. Ricopre un ruolo diverso»


Ne Parlano