«Il congresso è già iniziato da un pezzo. I toni sono quelli. Non avrebbe avuto senso trascinare questo dibattito per mesi e mesi».
Siete soddisfatti davvero dell`esito della direzione voi renziani, senatore Andrea Marcucci?
«La mozione che ho promosso con i colleghi è stata approvata a stragrande maggioranza. Non posso che essere soddisfatto».
Anche se con la minoranza la frattura ormai è verticale?
«Tutti gli strumenti per esprimere il proprio dissenso sono ammissibili, loro hanno votato contro, in parte non hanno votato. Strano: il congresso lo invocavano loro».
Il rischio scissione resta alto.
«Non posso credere che una classe dirigente responsabile pensi a una scissione sui tempi del congresso».
Sicuro che esista ancora una maggioranza renziana nel Pd?
«Nel momento in cui il segretario offre le dimissioni e si va a una verifica non esiste più una maggioranza. Ci sarà un confronto e al termine si formerà una maggioranza».
Congresso a questo punto quando?
«Sarebbe incomprensibile per gli italiani una discussione che duri sei-otto mesi. Ad aprile, massimo i primi di maggio terremo il congresso. Siamo a febbraio…».
Il ministro Orlando proponeva la conferenza programmatica. Si è defilato. Sorpreso?
«Posizione che non condivido, diciamo che apprezziamo la chiarezza. A maggior ragione serve un dibattito congressuale».
Quando si andrà al voto, a questo punto?
«Il governo Gentiloni ha da lavorare e il Parlamento da approvare una legge elettorale. Non è Matteo Renzi a decidere i tempi, dipendono dal Quirinale e dallo stesso Parlamento. Certo, con il congresso anche su questo si avrà maggiore chiarezza».


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