La vicenda dell’ex Ilva si trascina di fatto da oltre undici anni e ha ormai assunto le dimensioni di una enorme matassa, di fronte alla quale tutta la classe dirigente del Paese, istituzionale e politica, nazionale e locale, economica e sindacale, è chiamata ad assumersi piene e precise responsabilità.
La gravissima situazione patrimoniale e finanziaria dell’azienda è ormai tale che ad essere sempre più in forse è la stessa continuità produttiva del più grande polo siderurgico d’Europa.
Di fronte a questa disastrosa prospettiva, ci troviamo a discutere di un provvedimento che è del tutto inadeguato.
Perché non muove dalla comprensione di una realtà, quella di Taranto, che da anni vive una situazione drammatica e perché è privo di una strategia nazionale per il nostro Paese, che se vuole continuare ad essere forte dal punto di vista economico ha bisogno di una vera e rinnovata politica industriale, dotata di una visione.
Siamo di fronte ad un decreto-legge miope, di cortissimo respiro, che si si limita a stanziare risorse per cercare di far fronte alla situazione debitoria pregressa.
Sarebbe necessario invece avere un vero e proprio piano di investimenti, calibrato sulle politiche ambientali e industriali per il sito.
È la ragione per cui abbiamo chiesto, un accordo di programma pluriennale per vincolare le misure di rafforzamento patrimoniale, un tavolo istituzionale, composto, dalle amministrazioni centrali e locali, aperto al territorio, alle organizzazioni sindacali e ai rappresentanti degli operatori economici e delle imprese per poter raggiungere gli obiettivi fondamentali: bonifica e risanamento ambientale; transizione ecologica; tutela della salute; salvaguardia dei livelli occupazionali e formazione dei lavoratori per prepararli ai nuovi processi produttivi.
Crediamo sia necessario modificare l’attuale assetto azionario, per favorire il passaggio della quota maggioritaria di Acciaierie al socio pubblico, anticipandolo al 31 dicembre di quest’anno.
Senza un assetto diverso, senza una nuova governace ed una guida capace e sicura, non si riuscirà ad affrontare il tornante decisivo che abbiamo davanti.
La produzione di acciaio green non solo è possibile: è la carta su cui Taranto deve puntare per tornare ad essere competitiva. Per questo a sconcertare di più è la totale assenza di attenzione, da parte del governo, ai temi dell’ambiente e della salute dei cittadini. Da parte nostra, abbiamo chiesto che si effettui la Valutazione di impatto sanitario prevedendo, in caso di rischi per l’ambiente, il riesame degli atti autorizzativi per la prosecuzione dell’attività produttiva.
Lo scudo penale che è stato previsto rappresenta, poi, un vero e proprio schiaffo a Taranto e ai suoi cittadini. Abbiamo proposto di sopprimerlo o comunque di limitarne l’ampiezza, escludendo la sua applicabilità per fatti riguardanti la tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro.
Purtroppo a guidare ogni passo del governo sembrano davvero essere due parole: improvvisazione e approssimazione”. Così il senatore Andrea Martella, in dichiarazione di voto a nome del Pd sul decreto che riguarda l’Ex Ilva.


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