Servono idee grandi
•DA SABATO ABBIAMO IL SEGRETARIO-TRAGHETTATORE. AUGURI VIVISSIMI AD EPIFANI, E TUTTO IL SOSTEGNO POSSIBILE. Con lui ora guardiamo al congresso, senza perdere tempo. Ci aspetta un grosso lavoro, che corregga fragilità ed errori. L`ultima fase è stata drammatica, ma le radici dei nostri problemi non stanno solo negli ultimi tre mesi. Le nostre difficoltà vengono da lontano, riguardano nodi profondi. Non scambiamo i sintomi con le cause!
Oggi è giustamente dura la critica contro il correntismo, che è cosa assai diversa dal pluralismo. Un partito plurale è cosa buona, un partito balcanizzato non è più un partito. Il correntismo è un male, responsabile di tanto discredito del Pd verso i militanti e verso l`esterno. Ma non è la sola causa. Ce ne sono tante altre, che stanno nella cultura politica nostra, ancora gracile e incerta su molti punti essenziali. Lo ha detto bene Alfredo Reichlin, qualche giorno fa su l`Unità: «La mia opinione è che sono mancate le idee forti. Le divisioni e i giochi di potere non sono la causa, sono la conseguenza». C`era l`occasione per lanciare grandi idee: la grave crisi economica finanziaria del 2008, di cui abbiamo parlato troppo poco. Alla più grave crisi del turbocapitalismo ha fatto però riscontro l`afasia della sinistra e del campo progressista, non solo in Italia. È successo così in tutta Europa. È mancata un`iniziativa adeguata, non solo per reggere l`urto politico e per indicare una via d`uscita alternativa ma, ancor di più, per rispondere ad una domanda nuova dei cittadini, in termini di sensibilità, stili di vita e di consumo, bisogni di comunità. Se mancano le grandi idee (e quindi le grandi battaglie) finisce per prevalere la dimensione difensiva, tattica, politicista. E c`è più spazio per il correntismo. Le correnti prolificano (e si moltiplicano, perché le fanno anche quelli che le criticano) se tutto è ordinario, se manca la tensione culturale e politica intorno alle questioni cruciali. Di questo discuta il congresso: come rilanciare grandi idee, all`altezza della crisi. Servono idee per l`oggi. Penso all`Europa, alle disuguaglianze sociali, alle riforme istituzionali, ai nuovi diritti ed alle nuove soggettività. Idee che aiuteranno il governo Letta a funzionare meglio. Ma anche idee per il futuro: analisi, visione, iniziativa.
Da qui verrà la costruzione di una nostra più forte identità. Il tema dell`identità è cruciale, non va vissuto come una cosa antica e obsoleta. L`identità non è la foto degli antenati di famiglia, non è rivolta al passato. È il passaporto per il futuro, dice chi siamo oggi e perché e come ci candidiamo per l`avvenire. Senza un`identità forte, attuale e proiettata al futuro siamo deboli, irriconoscibili, non abbiamo forza né ruolo. Un partito dall`identità forte e robusta non teme le prove difficili ed inedite, prima fra tutte quella di sostenere il governo Letta, il governo delle larghe intese. Questo governo non rappresenta la nostra politica, la nostra prospettiva, lo sappiamo. Come sappiamo che non c`è alternativa oggi a questo esecutivo. Ma se siamo così terrorizzati dalla difficoltà di questa prova è forse perché ci sentiamo fragili noi. Può succedere di essere su un percorso diverso da quello desiderato. Per i risultati elettorali, per errori nostri, per accidente o collassi altrui, come è stato per il governo Monti. In questi frangenti non si deve perdere la testa. Ma vivere con fermezza e coraggio la sfida, ricavarne il meglio e lavorare per riaprire gli scenari giusti, limpidi, coerenti. Un partito dall`identità e dalla cultura politica forti non ha paura di perdersi. Accetta la prova e ci mette la faccia, fino in fondo, perché è sicuro di sé e dà sicurezza ai suoi elettori e simpatizzanti. Ed è sicuro di sé perché non si snatura in questi passaggi. E perché sa chi sono i suoi avversari, i suoi antagonisti, nella politica e società.
Anche qui il congresso dica cose chiare. Sul piano politico i nostri avversari li conosciamo: il populismo, il liberismo senza regole, la corrosione della Costituzione, le leggi ad personam. Ma nella società, chi è il nostro avversario? Io credo sia il blocco creatosi tra finanza, mezzi di comunicazione e rendita. Sono i veri responsabili della crisi e sono gli stessi che, con una martellante campagna dei media, guidano l`onda dell`antipolitica e indicano la politica, la casta, come i veri colpevoli della crisi.
Io voglio un partito che sa chi sono i suoi avversari e a testa alta li combatte, senza complessi. Non proponendosi di tornare al Novecento ma nemmeno continuando a non essere né carne né pesce. Salveremo il Pd, eviteremo scissioni ed emorragie di votanti, rafforzeremo la nostra unità non se faranno pace le nostre correnti o i nostri capicorrente ma se al centro di tutte le nostre discussioni torneranno le idee forti, i grandi progetti. Gli unici che sconfiggono davvero populismo e restaurazione.

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