«La Liguria penso debba ragionare sulla sua vocazione per il futuro, ma esattamente come succede a livello nazionale, anche chi governa questo territorio naviga a vista». Vale doppio, il messaggio che Antonio Misiani, ex viceministro del Tesoro, oggi senatore in quota dem, manda allo stesso tempo a chi governa il Paese e la Liguria. Di passaggio tra Genova e Novi per incontrare i lavoratori di realtà come lit, Ansaldo ed ex Ilva, il responsabile economico del Pd chiarisce la posizione del partito sui grandi temi economici.
Dalle tante vertenze industriali alle difficoltà della Manovra, cosa ci dice il momento del Paese?
«Che l`Italia ha bisogno più che mai di una politica industriale, la grande assente nella Manovra e nelle scelte del governo. Una mancanza di visione che pesa in territori come la Liguria, con realtà produttive in difficoltà. Si stanno affrontando queste crisi in una logica solo emergenziale, slegata da un`idea del ruolo che Italia dovrebbe esercitare a livello industriale».
Tra i tanti elementi che fanno discutere, in Manovra, la previsione di 20 miliardi di privatizzazioni.
«Uno degli aspetti di una legge inadeguata e indifendibile anche per tutte le forze che abbiamo ascoltato in commissione al Senato. Al governo lo sanno bene, e puntano a distrarre con le riforme costituzionali, o gli attacchi strumentali di Salvini al diritto allo sciopero. Quei 20 miliardi per il momento sono solo un numero, per quanto cruciale per garantire il debito in rapporto al Pil si riduca. Che però rischia di tradursi in un forte indebolimento del ruolo dello Stato nelle politiche industriali del Paese. Il governo deve dire chiaramente cosa intende vendere, e sulla base di quale strategia industriale. Torniamo lì».
Di cosa pensa abbia bisogno, la Liguria, sul piano economico?
«La Liguria sta affrontando situazioni difficili ma ha anche grande vivacità economica, nel turismo, la logistica, il porto: ci sono potenzialità e ce ne saranno ancora una volta realizzati gli investimenti programmati, che vanno difesi con le unghie e con i denti: sarebbe molto grave lo stralcio dal Pnrr del Terzo valico. Serve una riflessione sulla vocazione di questa regione, e che lo Stato faccia la sua parte davanti a certe crisi. Per l`ex Ilva siamo vicini al punto di non ritorno, saranno decisive le prossime settimane: il governo si assuma le proprie responsabilità per i lavoratori e il nostro primo polo siderurgico».
Il limbo in cui sta scivolando l`ex Ilva, però, arriva da lontano. Cosa avreste potuto o dovuto fare e non avete fatto, quando governavate?
«Si tratta di una lunga vicenda e responsabilità trasversali. Ma il governo di cui ho fatto parte aveva lavorato per dare una prospettiva all`azienda con un piano di decarbonizzazione e l`impegno diretto della parte pubblica. Oggi invece servono risposte a una pericolosa situazione di stallo ». Da chi, dall`azienda o la politica? «Per prima cosa al governo, che in questa vicenda esercita un ruolo chiave. Poi, è indispensabile che il socio privato faccia la sua parte. In generale, però, è l`Italia a dover decidere se mantenere la siderurgia. Io penso sia da rilanciare».
Possono convivere, nelle aree di Cornigliano, industria e logistica?
«Per noi la priorità rimane la difesa della vocazione industriale di quelle aree. L`Italia è il secondo produttore di acciaio in Europa, e non può dismettere come se niente fosse
un`azienda da 6 milioni dí tonnellate di potenziale produttivo l`anno».
Quanto tempo pensa abbia ancora, per rilanciarsi, Ansaldo?
«Cdp ha ricapitalizzato, ma non basta. Serve dare una prospettiva industriale, che non si traduca in solo service, ma nella realizzazione di nuovi impianti. Serve capire quali siano le strategie industriali del governo in un settore strategico come quello dell`energia, se ci sono».
A cosa può portare, invece, la fusione Fincantieri – Leonardo?
«Non abbiamo pregiudiziali, ma ha senso solo se risponde ad una logica industriale precisa, coerente con una strategia sul ruolo dell`Italia in settori come difesa e cantieristica. In questa fase, è necessario valorizzare al massimo le sinergie tra questi due grandi player a partecipazione pubblica. Se son rose, fioriranno».


Ne Parlano